di Giovanni Maderna
Ho notato che anche qui su Nazione Indiana non si è immuni dalla fascinazione per quel grande e sovraesposto personaggio pubblico conosciuto ormai da oltre due decenni con il nome di Giovanni Paolo II.
Intervengo in proposito con un paio di brevi annotazioni semmai potessero contribuire al dibattito.
Tempo fa mi era venuto spontaneo, in un appunto personale, di prendere proprio il Papa, questo Papa, ad esempio di quel meccanismo così ben descritto da Debord: “i grandi uomini del novecento hanno pagato come prezzo per la loro immagine di rinunciare alla propria vita individuale: famosi per non essere ciò che sono.”
Avevo letto diversi resoconti di vaticanisti che descrivono il Wojtyla appena salito al soglio pontificio come un uomo molto diverso dall’idea che abbiamo oggi di lui, un uomo che si è progressivamente perso nelle pastoie del sistema clericale.
Ma Wojtyla viene in genere raccontato anche come un uomo dal fare molto disinvolto, spontaneo, accattivante, senza nulla di pretesco…





Si guarda intorno, muovendo la testa lentamente, e muovendo velocemente gli occhi, come a cercare qualcosa che dovrebbe essere lì, davanti a lei, all’altezza dei suoi occhi sbarrati. Dovrebbe proprio esserci. Ma non c’è. Senti, Lama, ascolta. Lo so che ci sei. Non è stata colpa mia. Mi ha afferrata. Mi ha afferrata come si afferra un concetto. Das begriff. Il concetto è ciò che si afferra, i tuoi amici tedeschi la sanno lunga. Più che lunga la sanno bene. Ce l’hanno dimostrato, a Dresda. Ma a me non interessa la cosa che si afferra. A me interessa il gesto dell’afferrare. Fa il gesto di afferrare qualcosa, lentamente, lentamente la mano si contrae, i nervi delle dita tesi, vibranti.
Autore de“Il fascino oscuro della guerra” (Laterza, pp. 200, 16) Chris Hedges è stato famoso corrispondente, per molti anni, dai fronti di guerra per la stampa Usa: su questo libro,qualche giorno fa,è apparsa una breve recensione sul “Corriere della sera”.

– Ma ti rendi conto? L’eroe più popolare dell’impero è un professore di semiotica esperto in simbologia!
Armando ha cinquantadue anni. E’ in cassa integrazione dal 2003. Sposato, con un figlio che fa il terzo anno delle scuole superiori. E’ entrato in Italtel nel 1969. Lui è la sua famiglia vivono con mille euro al mese.
Diciamolo sùbito a scanso di equivoci: in arte non si stilano classifiche, e i superlativi vanno sempre adoperati con estrema parsimonia. E’ una questione di bon ton culturale, prima ancora che di logica. E poi, in genere, la passione smodata per le graduatorie, le formule consolatorie (il genio è 90% traspirazione e 10% ispirazione), le simmetrie dei chiasmi e i rigidi aut aut da tertium non datur è tipica degli incolti.
– E’ uno degli eroi più popolari dell’impero. Indovina di chi parlo!
Ci sono libri che non si possono non leggere, a mio parere. Per carità: esistono libri capitali, come Il Capitale, guarda caso, che andrebbero letti senz’altro. Io non l’ho fatto e forse ho fatto male, magari sarei diventato comunista. Ho fatto comunque sicuramente benissimo a leggere per la prima volta parecchi anni fa “La promessa” di Friedrich Duerrenmatt. Definito da più parti un “antiromanzo giallo”. Definito dall’autore stesso, nel sottotitolo, “Requiem per un romanzo giallo”. Nel quale romanzo-requiem del grande svizzero (autore definito dal critico tedesco Reich-Ranicki “la nostra coscienza, una coscienza che non ci lascia mai in pace”) le consuete regole del genere vengono distorte senza però stravolgere o soppiantare lo stesso genere, che in effetti ha continuato a prosperare fino ad oggi con –artisticamente parlando – alterne fortune.