di Maria Luisa Venuta
Da domenica scorsa mi sveglio al mattino con il suono di una vuvuzela che dalla gru nel cantiere che si trova dietro casa dà un segnale alla città. Dice che i ragazzi che sono sulla gru sono ancora lì, che hanno trascorso la notte e che stanno per iniziare una lunga giornata. Un’altra giornata lassù a 35 metri di altezza.
La gente che passa al mattino andando verso gli uffici verso le scuole, le università passa sotto la gru e con il naso in su guarda se sono ancora lì. Loro escono dalla cabina del manovratore, appendono uno striscione enorme con scritto “sanatoria” e poi parlano con il gruppo che accanto al cantiere si da il cambio a presidiare, a non lasciarli soli né di giorno né di notte. La gru non è più una L capovolta nel cielo che sovrasta l’entrata a nord nel centro storico di Brescia, è diventata un enorme punto di domanda.













