[per l’appuntamento Provincere o morire (domenica alle 14) della Festa Indiana, avevamo invitato anche Marino Magliani, che purtroppo ha dovuto declinare, perchè impegnato altrove; ma ci ha mandato questo testo]
Peccato non essere lì per dirvi la mia su cosa significa scrivere da una valle senza vie d’uscite se non quella della fuga. Abito in un posto da cui si vedono i ponti dell’autostrada, specie di cancello davanti al mare. Chi passa là sopra, guardando in lontananza le fiancate e gli affasciati e le pigne di case con le montagne a chiudere credo si faccia delle domande su chi vive in quelle case. A parte i crolli questa terra e questa lingua sono così da sempre, il centro rinnova, la provincia conserva diceva Mario Soldati.
Scrivo quando sono in Olanda, eppure scrittore lo sono soltanto tra queste pietre. Sopportato a fatica, in quanto uomo di lettere, poiché in vallata, si direbbe, non si legge mica, e allora non è neanche permesso parlarne di libri, senza che qualcuno ti faccia capire che sei fuori posto. Che la valle è casa loro, casa d’ altri. Come quel mare, diventato mare d’altri.
Eppure ti amano, ti dici, ti salutano tutti, un tempo eri addirittura popolare, eri quello che scappavi, in fondo, e ne parlavano, ma poi ti sei rovinato. Come hai potuto? Volevi anche far scappare le storie, mollar la Liguria. Ma come si fa a non raccontare la Liguria?