
di Giovanna Marmo
Quando tutto era vivo,
non c’erano montagne
né vicino né lontano
e la neve caduta
diventava fuoco.
Quando tutto era vivo,
il mondo cadde
da uno spazio vuoto
e si spezzò.
*
Mauro Baldrati è un habitué della rete: redattore del blog collettivo La Poesia e lo Spirito, scrive spesso anche su Nazione Indiana. Adesso dalla rete la sua firma si trasferisce sulla carta, con La città nera (Perdisa editore). Si tratta di una distopia in piena regola, un futuro che ci attende tra gli infiniti possibili, e il peggiore immaginabile, tracciato come punto di fuga a partire dal tempo presente. Da questo punto di vista, un romanzo pop come questo è decisamente un romanzo sociale. E’ il 2106, in un mondo dove le risorse sono scarse e la violenza è endemica: ma di questo mondo Roma è il capo all’incontrario, la “natural burella” che addensa il peggio. La città nera, in molti sensi. Nera perché in mano alla Guardia Pretoriana , che la governa con mano brutale, mediante agenti strafatti di droga che impongono il loro “ordine”, in nome e per conto di un governo che ha tutti gli stigmi del fascismo. Una violazione continua di ogni diritto umano, consentita dal resto del mondo perché un gorgo simile fa comodo ai traffici criminali di tutti. In questa Roma che è un campo in cui domina il terrore, e dove la gran parte della popolazione è ridotta al rango di “spettri”, clandestini che non hanno alcuna cittadinanza, e che si organizzano in bande e campi fortificati, si muove il sergente Draghi, un poliziotto che viene coinvolto dal governo per fermare un misterioso killer che, a quanto pare, è stato chiamato dalla Resistenza. La narrazione tiene fino in fondo, costruita sapientemente, e si fa divorare: si vede che Baldrati si è nutrito dei grandi autori americani della fantascienza sociale, ma anche di cinema, fumetti – nonché del suo ex lavoro di fotografo, che lo portò a realizzare una mostra, che girò per tutta Europa, sulle bande giovanili – che in questo romanzo diventano neotribali. Neotribalismo che erompe in una memorabile scena in una discoteca, dove uno “spettro” viene impiccato pubblicamente per la gioia dei festanti.
(pubblicato su l’Unità, 15/5/2010)
Dal 29 al 30 Maggio Nazione Indiana esce dalla rete e per due giorni invade pacificamente uno dei luoghi più suggestivi della Lunigiana, il millenario Castello Malaspina di Fosdinovo.
L’obiettivo è quello di sperimentare con quest’iniziativa un corto circuito tra l’esperienza virtuale di Nazione Indiana e quella reale del territorio e della sua storia. Ma è anche, e soprattutto, il piacere di far incontrare fra di loro i suoi lettori, commentatori, redattori, autori.
Gli appuntamenti di questi due giorni spazieranno dalla poesia alla narrativa, dalla politica al teatro, dall’arte alla musica, dall’editoria al cinema, proprio come fossero una riproposizione delle pagine quotidiane del blog, dove per una volta la consueta e attiva partecipazione di tutti – autori, curiosi, lettori – sarà reale e concreta.
Non un evento, una manifestazione, un festival, solo un modo di conoscersi, incontrarsi, fare comunità, “corrispondenza di amorosi sensi”.
Una festa, semplicemente.
di Ginevra Bompiani
Come dice Rosetta Loy Cuori infranti, i delitti ci toccano in un modo molto intimo e diseguale, come favole nere della nostra infanzia. I delitti di Erba mi hanno subito toccata in un modo speciale, che proverò a spiegarmi qui.
di Marco Rovelli
[Devo ringraziare “seagull” che nei commenti di un post su Nazione Indiana mi ha fatto conoscere il cd “10 in poesia”. Ne ho scritto su l’Unità, e pubblicato il pezzo sul mio blog. I commenti che ne sono seguiti sono memorabili. Evidenti fake, schiera armata mobilitata da qualcuno che stava dietro all’operazione “10 in poesia”, ci hanno dato una dimostrazione pratica di che cos’è la Cultura in questo paese. Leggete il pezzo, ma soprattutto godetevi i commenti]
[ Kseniya Simonova – artista ucraina – 24 anni – disegna storie con e sulla sabbia – uscita da un quadro di Chagall lei stessa – con la sua stessa potenza di fantasia e visione – la toglie con le dita e la sparge su una grande lavagna luminosa – raccontando l’invasione nazista e l’occupazione dell’Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale – le emozioni e le storie con la leggerezza dolorosa di un mandala irripetibile ]
di Helena Janeczek
La terza o quarta volta che vado a Cassino, Chiara Valerio mi aspetta alla stazione per accompagnarmi ai cimiteri. “Andiamo?” chiede.“Aspetta, prima dovrei fare una piccola cosa qui.”
Ci fermiamo al primo binario. Mi giro a destra per cercare il punto dove i maori che ho inventato avrebbero potuto fermarsi per raccogliersi nel ricordo dei caduti.
Il marciapiede è più corto di quanto ricordassi, o immaginassi, e non trovo il muretto che, visto in una foto, mi era parso adatto per farci sistemare il korowai, il mantello di piume che un veterano lascia come coperta ai suoi compagni morti. C’è invece un’aiuola chiusa da un recinto in ferro battuto verniciato di verde, non più alto di una ventina di centimetri, e in mezzo c’è una stele. Dico a Chiara che non lo sapevo, ma non mi stupisce che sia lì, con la sua targa in bronzo dedicata ai soldati neozelandesi. Alla base è appoggiata una corona, come non ne ho mai vista.
Niente rami legati in cerchio, avvolti da nastri che recano stemmi e iscrizioni patriottiche: somiglia piuttosto a una ciambella di salvataggio, un salvagente di verde sfrangiato, ornato da un residuo di fiori finti che non si sforzano di imitare fiori veri.
di Ivan Franceschini – articolo originale su Cineresie.info – foto di Tommaso Bonaventura
Un nuovo drammatico episodio segna i rapporti tra Stato e società civile in Cina. Wan Yanhai, il fondatore di Aizhixing, la nota organizzazione non governativa che si occupa dei problemi dell’HIV, la scorsa settimana ha abbandonato la Cina per rifugiarsi negli Stati Uniti con la famiglia. Parlando con una giornalista del South China Morning Post ha dichiarato: “Prima che lasciassimo la Cina, ero sottoposto ad una grande pressione ed ero minacciato da diversi dipartimenti governativi. Sentivo che la mia sicurezza personale era a rischio e la pressione psicologica era troppo grande, così me ne sono andato per trovare un attimo di respiro”. Un ruolo importante in questa decisione sembra essere stato giocato dalla preoccupazione per la sicurezza della sua famiglia, in particolare per la figlia di quattro anni. Sembra infatti che la polizia più di una volta abbia fatto visita alla sua abitazione privata mentre lui era fuori città.
[Si pubblica un’intervista di Gherardo Bortolotti a Giulio Blasi sui temi dell’e-book e della distribuzione di contenuti digitali]
Bortolotti: Degli ebook, o libri elettronici, si parla ormai da parecchio ed esistono, da molti anni, software dedicati alla lettura di formati specifici (un esempio per tutti: Microsoft Reader ed il formato .lit). Si è parlato spesso di ebook anche nel caso di documenti in formato PDF o addirittura HTML, quasi implicando che qualunque documento digitale che contenesse qualcosa identificabile come “libro” potesse essere considerato un ebook.
di Marco Simonelli
Il Viper è una discoteca fiorentina. Per arrivarci occorre costeggiare l’Arno, in direzione della foce, ben oltre il centro storico. Si attraversa la periferia lungo la via Pistoiese fra residui di vecchi borghi e costruzioni formato caserma sorte negli anni Sessanta. La zona si chiama “le Piagge” ed è un nome che negli ultimi mesi è rimbalzato spesso dai quotidiani locali a quelli nazionali. Proprio qui, infatti, si è svolta la vicenda di Don Santoro, un prete “scomodo”, secondo i vertici ecclesiastici, forse l’ultimo erede di una certa visione cattolica fiorentina che ammetteva la figura del “prete operaio”. Ha avuto l’impudenza di benedire durante una funzione una coppia di anziani. Il problema? La signora era nata uomo. Don Santoro è stato sospeso dal suo incarico, mandato a “riflettere” altrove, nonostante le pubbliche proteste di fedeli e simpatizzanti.
di Edoardo Cacciatore
I.
Ritto in piedi tra sedie occupate
Alla raspa di tutti ogni mossa
Dentro un’aula zeppa di odio
Dove verso non c’è di corsìa
Sì dell’uno e dell’altro le parti
Dovrò prendere assurdo non è
Non è in corpo l’Assurdo ambedue
Ospitare a ragione l’avverto
È un azzardo ma merita il torto
Non si tratta a paciere d’agire
Buridano oh l’asino ennesimo
Prima arzillo a incollare il suo carico
Poi dai cani spolpato in un vicolo
Ecco l’ottima vittima a rotoli
Un fu Attilio un fu Regolo va’
Nel dirupo giù rospo espiatorio
di Franco Buffoni
IL BAR DELL’INTER
E quasi ti vedo dentro il fegato
La milza i due polmoni
Che sobbalzano eretti separati
Ad ogni passo mentre ti avvicini.
Perché vieni da Matera
Più vera, e sai di bar dell’inter,
Lavorato mangiato,
Scoppi come una gemma.
Si chiama “L’immaginazione al dovere” la nuova autoproduzione del Collettivomensa, il trio lucano che da due anni anima a Firenze l’omonima rivista. Racconti, fumetti, disegni, foto, storie in una produzione tematica che coinvolge una quarantina di autori tra nomi noti ed emergenti. Un contenitore sorretto da due soli principi: qualità e libertà. Una possibilità per gli artisti emersi di trovare un luogo in cui mantenere la più completa indipendenza rispetto alle linee editoriali e alle esigenze di fruibilità del mainstream, mentre per gli emergenti la possibilità di un canale sicuro di visibilità. Il numero precedente si chiamava “Non si esce vivi dall’underground” ed era più che altro una domanda, la cui risposta pare sia negativa vista che il progetto continua. L’11 Maggio la presentazione del nuovo numero a Firenze, presso la libreria di Citè di Borgo San Frediano, dove sarà possibile acquistarlo. In ogni caso, tutti gli sviluppi si possono seguire sul blog collettivo mensa. Ma anche no, ne sentirete parlare lo stesso.
Il nuovo numero della rivista “Collettivomensa, L’immaginazione al dovere”, che verrà presentato alla Citè di Firenze domani 11 maggio.In questo numero abbiamo avuto l’onore di inserire racconti inediti di: giorgio vasta, vanni santoni, jacopo nacci,gregorio magini. gianni solla, iacopo barison, andrea coffami,valerio aiuti, peppe fiore, pino casamassima, matteo salimbeni, edoardo olmi.
Per vedere qualche anteprima del nuovo numero:
Preview One
Preview two
di Fabrizio Tonello
Documenti venuti in possesso di Nazione Indiana, in collaborazione con il Financial Times, rivelano che un nuovo piano di salvataggio della Grecia è stato segretamente concordato fra il cancelliere tedesco Angela Merkel, il direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn, il presidente della Banca Centrale Europea Jean-ClaudeTrichet e il primo ministro greco George Papandreu. L’incontro decisivo è avvenuto ieri, domenica, a Salonicco, dove era presente anche il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che però non ha preso parte alla riunione finale in cui si è firmato l’accordo in 12 punti.
di Giuseppe Catozzella
Due cuori e una casa popolare. Potrebbe essere una calzante descrizione della capitale morale d’Italia. Milano possiede due cuori: il primo, splendido, in bella mostra nelle vetrine di design delle vie del centro, o affannato a stringere la ventiquattore nelle strade adiacenti a piazza Affari. L’altro, dimenticato, straccione e volgare, delle periferie.
Tutta la cerchia della periferia milanese, a 360 gradi, è circondata da case popolari, nella maggior parte dei casi decadenti, gli stucchi cascanti o scrostati, casermoni enormi in cui vivono moltissime famiglie ammassate, i grandi cortili conosciuti dai commissariati locali come liberi luoghi di spaccio.
Ma le case popolari sono anche business. Affari per le cosche mafiose che abitano la zona, e che “vendono” per cifre fino a 4000 euro l’ingresso negli appartamenti, e in alcuni casi si fanno pagare affitti fino a 300 euro al mese. Vittime sono soprattutto gli anziani, che hanno paura ad allontanarsi dalla loro abitazione per paura che venga occupata, e così non si fanno ricoverare in ospedale, non vanno in vacanza.
È uscito il n. 13 de “L’Ulisse – Rivista di poesia, arti e scritture“:
http://www.lietocolle.info/upload/l_ulisse_13.pdf
Il titolo di questo numero è “Dopo la prosa. Poesia e prosa nelle scritture contemporanee”. Contiene diversi interventi (riporto qui sotto l’indice completo) tra cui il mio che, per motivi tecnici, non è stato possibile pubblicare così come l’avevo concepito. In fondo a questo post lo ripropongo (travestito da rettangolino ingrandibile) nella sua forma originale. Buona lettura. a. r.
di Flavia Ganzenua
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
Franco Battiato, E ti vengo a cercare
Che stai facendo?
Leggo, e tu?
Domenica ci vediamo? Cinema?
Ti chiamo io.
Dico e metto giù. È notte, è giorno, è mattina, è la solita ora in cui mi telefona sempre, da quando vivo qui. Lui, l’uomo scampato al disastro, mi chiama, si accende una sigaretta, e so che pensa a tutto tranne che a me.
Prima del suo arrivo, disfo le coperte, sparpaglio i vestiti, sposto le cose, faccio finta di non aspettarlo, ma so che lui è la somma di tutti quelli che ho perso. Sono tutti qui, dietro di me, addosso. Mi seguono ovunque.