di Daniele Giglioli
Uno degli interrogativi indotti dalla ricomparsa, a quasi quindici anni di distanza dalla prima edizione, di un libro come Categorie italiane. Studi di poetica e di letteratura di Giorgio Agamben è come mai un filosofo così appartato e in fondo così difficile da definire sia potuto diventare negli anni una figura sempre più esemplare. Una risposta non scontata è tutt’altro che facile. Un critico che volesse centrare oggi su Agamben, come fece Giacomo Debenedetti con Croce nel 1949, una sua Probabile autobiografia di una generazione, non andrebbe molto lontano dal vero, ma in un senso del tutto diverso. A differenza di Croce, Agamben non è mai stato una figura centrale, didattica, dispotica, attentissima a esercitare con ogni mezzo possibile una sua ferrea egemonia.











19 e 20 MARZO

