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cronache da Pechino #4

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di Gabriella Stanchina

Ho approfittato del bel tempo per visitare gli hutong. Nella foresta di vetrocemento dei grattacieli di nuovissima costruzione, gli hutong sono il sottobosco, umile e proliferante tappeto di muschio e pianticelle. Gli hutong sono i quartieri della vecchia Pechino, costituiti da case a un piano (per evitare che qualcuno potesse guardare l’Imperatore in visita dall’alto in basso) raccolte intorno a cortili quadrangolari. La casa a nord, privilegiata secondo il feng shui era di proprietà dei genitori anziani, le altre erano ereditate dai figli maschi e dalle loro famiglie. Di fatto gli hutong sono cresciuti in tutte le forme. Apprendo da un libro che le figure create dagli hutong non sono ancora state tutte classificate. Ogni vicolo si piega e si ripiega in modo tortuoso rivelando il retro di una scena immaginaria, per poi interrompersi o sbucare in un punto diverso da quello in cui si è entrati. Smarrirsi tra le case è facilissimo, i tetti a pagoda salgono e scendono con un’ondulazione ininterrotta, simile al fluttuare delle ali di una falena. Il colore predominante è il grigio polvere, anche se talora, dietro a una porta scrostata verniciata di rosso si intravede il verde di un’edera, di una sofora, o di un vaso di bambù germoglianti.

Il cane più famoso della storia

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di Francesca Matteoni

“Il semplice fatto che il mio cane mi ami più di quanto io ami lui è una realtà innegabile, che mi colma sempre di una certa vergogna. Il cane è sempre disposto a dare la sua vita per me. Se fossi stato minacciato da un leone o da una tigre, Ali, Bully, Tito, Stasi e tutti gli altri, avrebbero affrontato senza un attimo di esitazione l’impari lotta per proteggere, anche solo per pochi istanti, la mia vita. E io?”
KONRAD LORENZ

Ai bambini dovrebbe sempre essere permesso di crescere a contatto con gli animali. Sperimentare un rapporto fraterno, imparando a convivere con un compagno che non giudicherà mai, che resterà comunque una continua sorpresa, indecifrabile, nonostante la reciproca conoscenza. “E’ solo un cane”, “è solo un gatto randagio”, potranno dire al bambino gli adulti o gli altri ragazzi con aria sprezzante, come se questo li rendesse in qualche modo superiori, inattaccabili dalla paura dell’uguaglianza. Il bambino resterà muto, molto spesso, invischiato e senza pelle nella materia dell’infanzia dove tutto è presente, premuto troppo forte sul torace come sullo sterno di un volatile non ancora identificato. Imparerà poi ad essere fatto di linguaggio, a ferire, a distaccarsi dall’altro. “E tu sei solo un uomo”, saprà rispondere allora.

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 11

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[18 immagini + lettere invernali per l’autunno; 1, 2,
3,4,5,6,7,8,9, 10…]

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato

un giorno, dopo averti scritto, mi è capitato di vedere una croce.

Erano frasi stampate su di un manifesto,
proprio contro una porta,
una scritta orizzontale lunga, noiosa,
e una serie di segni verticali, di un altro colore,
insensati

«Ecco la croce» mi sono detto.
«Proprio contro una porta.»

I quattro cantoni

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A fine settembre è nata a Losanna l’Associazione Hétérographe, con lo scopo di lanciare una nuova rivista letteraria Hétérographe, revue suisse de homolittératures ou pas. Un semestrale ­ il cui primo numero è previsto nell’aprile 2009 ­ che vuole suscitare e mantenere vivo l’interesse per la letteratura lesbica, gay, bisessuale, trans e inter (LGBTQI), proporre testi letterari di qualità e fomentare un dibattito aperto e libero sul rapporto tra corpo, letteratura e identità sessuali. Non sarà una pubblicazione universitaria, né un periodico indirizzato unicamente alla comunità omosessuale, quanto piuttosto uno spazio di dibattito e dialogo, un luogo utopico in cui militare (grazie alla letteratura) per un’apertura delle identità di genere e per la destabilizzazione delle certezze che abbiamo ereditato. La rivista, pubblicata in francese, sarà disponibile su abbonamento o in libreria (edita dalle Editions d’en bas), ma è possibile sin d’ora sostenerla attivamente, aderendo all’Associazione. La tassa annuale di 40 FrS. (35 Euro per l’estero): comprende l’abbonamento e la possibilità di partecipare alle assemblee generali. È un modo concreto per dimostrare che il progetto ha un suo pubblico e una rete di sostegno a livello svizzero e internazionale. Il sito internet www.heterographe.com offre ulteriori informazioni e un primo , assaggio, dei contenuti della rivista, con un inedito conturbante del poeta svizzero Philippe Rahmy. Per sostenere questa nuova iniziativa, basta inviare una mail, con il proprio indirizzo, a adhesion@heterographe.com. Per informazioni, domande o proposte di testi e articoli, scrivete a info@heterographe.com.

Kenyon college and Me

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di David Foster Wallace
[traduzione di Roberto Natalini]

Trascrizione del discorso di David Foster Wallace per la cerimonia delle lauree al Kenyon college, 21 maggio 2005.

 

Un saluto a tutti e le mie congratulazioni alla classe 2005 dei laureati del Kenyon college. Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?”
È una caratteristica comune ai discorsi nelle cerimonie di consegna dei diplomi negli Stati Uniti di presentare delle storielle in forma di piccoli apologhi istruttivi. La storia è forse una delle migliori, tra le meno stupidamente convenzionali nel genere, ma se vi state preoccupando che io pensi di presentarmi qui come il vecchio pesce saggio, spiegando cosa sia l’acqua a voi giovani pesci, beh, vi prego, non fatelo. Non sono il vecchio pesce saggio. Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole.

Per Anna Politkovskaja

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Dies Irae per Anna Politkovskaja

Oratorio piccolo di parole e suoni

Giovedì 9 ottobre 2008

ore 20,30

MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA

C.so Valdocco 4/a

10122 Torino

011.4363470

di/con Claudio Canal

e Simona Colonna [violoncello e voce], Vesna Ščepanović

Dies Irae per Anna Politkovskaja è una relazione drammatica costruita con parole, suoni e immagini.

“La ragazza arco”. Poesie da Mala Kruna

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di Franca Mancinelli

puoi poggiare la testa dove la terra affonda
molle, nella cuna tra i colli dove
si veste d’acqua

insegue la bolla di vita tenue
il sorriso chiuso nella pelle
d’ambra, gli animali nell’inverno
addormentati nella tana.

Nulla da perdere se non le vostre catene

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Le assemblee di Bisaccia
di
Franco Arminio

Al mio paese facciamo tante assemblee. Ogni tanto capita qualcuno che tenta di rovinarle queste assemblee, perché al sud le cose belle hanno più nemici che altrove. Ci si abitua al male e quando il bene si presenta arriva sempre qualcuno a incornarlo. Il sud ha bisogno di strappi e di pazienza, di scrupolo e utopia. Combattere contro una discarica oggi sembra una cosa da attardati, da falliti. E quindi è proprio l’impresa giusta per i poeti, per gli artisti. I sindaci, i sindacalisti, i commercianti di ogni merce, dal pollame alla politica, non hanno molto senso in queste lotte. Oggi la democrazia possono pensarla veramente, possono praticarla veramente, solo quelli che non sono in linea con la dittatura di paglia impersonata da Berlusconi e dai suoi sodali di centro, di destra e di sinistra.

Per Gianni Celati

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di Massimo Rizzante

L’amicizia come forma del narrare

«Oggi abbiamo imparato a sottomettere l’amicizia a ciò che chiamiamo le nostre convinzioni. E lo facciamo addirittura andando fieri della nostra rettitudine morale. Ci vuole in effetti una grande maturità per comprendere che l’opinione che difendiamo non è che un’ipotesi privilegiata, necessariamente imperfetta, probabilmente transitoria, che soltanto i veri ottusi possono far passare per certezza o verità. Al contrario della puerile fedeltà a una convinzione, la fedeltà a un amico è una virtù, forse l’unica, l’ultima». (Milan Kundera).

Posso tranquillamente dire che il poco che ho scritto, letto, tradotto fin qui, l’ho fatto per amicizia.

Non sappiamo niente

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di Marilù Musto

«Non sappiamo niente!» è stata la frase dei familiari di Stanislao Cantelli rivolta a chiunque nella tarda mattinata di ieri si avvicinasse anche solo per fare le condoglianze. «Non sappiamo niente!» è stata anche la risposta che la polizia e i carabinieri hanno ricevuto da tutti coloro che si trovavano su corso Umberto I, nel vicino bar caffetteria e cornetteria, al momento del delitto. Il muro di omertà alzato a colpi di pistola era talmente impenetrabile che gli inquirenti hanno fatto fatica a scavare tra una notizia e l’altra per ricostruire la dinamica del delitto e hanno persino ipotizzato, in modo inverosimile e assurdo, che Cantelli fosse da solo a giocare a carte nel circolo ricreativo.

Diorama dell’est #13

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di Giovanni Catelli

Den nezavisimosti (Kiev)

…Et le cafard t’a rattrapé, rapide sur le boulevard, comme une foudre derrière toi, tu ne pouvais pas te défendre, comme toujours, tu le savais…
Il carillon della torre ha suonato le ore, ad una ad una, in fila, sul grande viale colmo di uniformi e vento, mentre tu tradivi ogni minuto nel fragore, nella folla, vasta diserzione d’ogni sguardo e gesto, lieve sparizione di fantasmi e tempo : si smarriva, irripetibile, il calore delle mani, la tenacia della stretta già premeva l’aria senza peso, la memoria delle dita confondeva i calcoli del vuoto :

LA SCUOLA PER TUTTI NON SERVE PIU’

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di Giorgio Mascitelli

Circa due anni fa Norberto Bottani, illustre esperto di problemi scolastici, si guadagnò l’attenzione fugace dei giornali con una dichiarazione ad effetto nella quale si annunciava che tra 50 anni la figura dell’insegnante come la conosciamo oggi non sarebbe più esistita nella scuola europea, sostituita da qualcosa di simile a un assistente sociale. Questa dichiarazione era fatta secondo la consueta tecnica della previsione che si autoavvera o, se si preferisce, del presentare un obiettivo di alcune politiche come una tendenza naturale. Tale uscita in sé non sarebbe significativa se non fosse possibile rintracciare nelle politiche scolastiche di vari paesi europei elementi che confermano tale ipotesi: un esempio per tutti la ventilata proposta in Germania di abolire le bocciature o quanto meno di limitarle non è frutto di un’improvvisa irruzione dello spirito del maggio parigino in qualche serio ministro del governo federale, ma la risposta alla continua pressione dell’OCSE (l’organizzazione che ha come scopo quello di indirizzare le politiche dei paesi più ricchi verso un maggiore sviluppo economico) a limitare i costi della scuola.

Radio Kapital – M.A.U.S.S.

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L’articolo che segue si può trovare sul Journal du Mauss. Mi auguro soltanto che la traduzione che porgo ai lettori sia all’altezza dei propositi contenuti nel testo.
effeffe (Francesco Forlani)

François Fourquet risponde all’articolo di Paul Jorion : « L’après-capitalisme s’invente aujourd’hui », Le débat, n°151, septembre 2008 di cui si propone qui una sintesi.

Il pomo della discordia

La crisi dell’immobiliare, definita il 12 settembre « crisi dei mutui subprime » è una crisi finanziaria assortita con un’inflazione dei prezzi delle materie prime e delle derrate alimentari, e contemporaneamente, « crisi di civiltà ». Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, ormai privo di avversari (il capitalismo di Stato dell’impero sovietico), il capitalismo di mercato resta il solo vincitore e l’ultraliberalismo libero di riversarsi nel mondo.

cronache da Pechino #3

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di Gabriella Stanchina

Domenica ho visitato il Palazzo d’Estate, la residenza estiva dell’Imperatore. È un luogo di stupefacente bellezza, simile alle antiche miniature indiane e persiane che raffigurano il paradiso. Da una collina verde di pini e cipressi punteggiata di padiglioni e templi si scende verso l’armonioso e vasto abbraccio di un immenso lago, che da solo occupa i tre quarti della superficie del parco. Lungo il lago, attraversato da traghetti a forma di dragone, isole e pagode sono collegate da candidi ponti dalle ardite curvature. Sul lungolago un corridoio a colonnato unisce palazzi e giardini nascosti, rocce dalle forme suggestive e una gigantesca nave di marmo screziato fatta scolpire e adagiare sull’acqua dall’avida imperatrice Cixi. Ho sostato a lungo in cima alla collina contemplando il Padiglione della Fragranza del Buddha. Edificato per ospitare una statua di tre metri in bronzo dorato della dea della compassione Kuanyin, il padiglione sorge su tre piani coperti dalle caratteristiche tegole cilindriche giallo oro e sostenuti da un gioco di colonne e architravi in legno. Ogni più piccolo elemento architettonico è dipinto a colori vivaci, blu cobalto, rosso, verde, intarsiati in un’infinita fioritura di forme geometriche, cornici, fiori e draghi.

Terra! “La trattativa”

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Mano libera ai killer per sfidare lo Stato
di
Rosaria Capacchione

Uno schiaffo allo Stato. Una risata lugubre, lunga quanto una raffica di mitra, che azzera l’ottimismo seguito alla retata di Casal di Principe e all’arresto dei tre killer della strage nella sartoria. I Casalesi sconfitti? Niente affatto, hanno detto. Vivi e vegeti, forti quanto prima, più pericolosi di prima. Cani arrabbiati, li definiscono gli investigatori. Assassini eccitati da sangue e cocaina, che alla speranza di chi credeva finita la stagione degli omicidi hanno risposto sfidando i posti di blocco, uccidendo ancora.
Hanno fatto passare due giorni appena, e sono tornati con le stesse armi e la stessa firma: un kalashnikov e una pistola calibro 9, ferri ancora vergini, mai comparsi sulla scena degli altri delitti. Sono gli uomini del terrore, scampati al blitz dei carabinieri, quelli che ieri mattina si sono affacciati in via dell’Oasi del Sacro Cuore, a Giugliano per una rapidissima azione da commando. Erano almeno in due.

Noi, buoni a nulla

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di Simona Baldanzi

Barberino di Mugello, 3 ottobre 2008

Sono stata a luglio e settembre 2008, nei tre campi base dei cantieri della Variante di Valico di Barberino di Mugello, per una ricerca condotta dall’Asl 10 di Firenze sulla sicurezza, sui disturbi psicofisici del lavoro a turni, sul mobbing, sull’uso di sostanze. Mi avevano chiamata perché sette anni fa feci una tesi sui lavoratori della Tav, sul loro rapporto con la comunità locale e quindi avevo esperienza come ricercatrice sociale o come “ragazza dei questionari”, come mi chiamavano i lavoratori.

Ieri tre operai sono precipitati da un pilastro del viadotto dell’A1, lotto 13 della Variante di Valico proprio a Barberino. Due erano della ditta Toto e uno di una ditta subappaltatrice. A casa ho la lista dei loro nomi, a fianco mettevo una X e la data quando mi restituivano il questionario, solo per fare i conti di quanti li compilavano, perché poi le loro risposte erano anonime.

Quando ieri mi hanno chiamato al telefono per chiedere a me cosa fosse successo e io non ne sapevo nulla, ho rivisto le facce dei lavoratori quando salgono a squadre sui furgoni e ti salutano dal finestrino. Ho pensato a quell’elenco, ho pensato al mio paese, ho pensato alle imprese e ai sindacati, ho pensato al mio lavoro. Ho pensato che tutti quanti siamo dei buoni a nulla.

I mestieri dell’arte

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Immagine dal Musée des Arts et Métiers di Parigi

Qualche giorno fa ho ricevuto un comunicato stampa made in Salerno. Una città che ha fatto le sue “prove” in questi anni, di laboratorio politico, di partecipazione cittadina agli spazi pubblici. Una città geograficamente più a sud di Napoli, che ha dimostrato sul campo, perfino durante “il sacchetto del Mezzogiorno“, ovvero la tragedia della monnezza in Campania, che un “buon governo” è possibile anche nella nostra regione. Mi ha incuriosito l’iniziativa e allora ho scritto all’organizzazione per avere altre informazioni rispetto al comunicato stampa che troverete ala fine dell’intervista. Ruggero Cappuccio , direttore artistico del progetto FormArt Lavoro ha così accettato di rispondere ad alcune domande. Ringrazio per la rapidità degli scambi Emanuele Tirelli che ha fatto un po’ da Hermes della situazione.
effeffe
ps
Occhio alla data!! Il 12 ottobre si chiudono le iscrizioni.

Com’è nata questa iniziativa?
L’iniziativa è nata dalla verifica dell’interruzione storica del rapporto tra maestri e allievi nel nostro Paese. Una riflessione sui rapporti pedagogici tra i giovani e gli artisti di provata esperienza c’ha fatto desiderare l’effettuazione di un progetto costruttivo sulla possibilità di rivitalizzare questo incontro tra due generazioni.

canti liberi e stendardi come un cielo

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Ecco l’mp3 – lo avevo promesso a dicembre – de La Comunarda, la canzone il cui testo ho scritto insieme al camarade Francesco Forlani, e che fa parte del repertorio del mio ensemble rock libertAria. Questa è una versione provvisoria, presto metterò su youtube una versione live con Daniele Sepe – e a venire, prima dell’estate prossima, un cd con una versione un po’ migliore. Il testo della canzone è qui. L’mp3 lo si scarica cliccando qui: 01-la-comunarda. (Qui, invece, c’è il myspace con qualche altro brano).

Ne approfitto per segnalare la partecipazione di libertAria, sabato venturo dalle 22 in avanti al circolo Fienile di Viareggio (via del Pastore 1), a un concerto per ricordare Umberto Franceschini, un ex militante di Lotta Continua molto attivo e amato, morto il 10 agosto scorso. Un ricordo che significa, anche, tornare a far vivere qualche senso di quella comunità: non una rimpatriata, dunque, ma una reviviscenza. Perché di queste radici, oggi, si ha bisogno.

m. r,

mezzogiorno di fuoco [scuola/2]

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di Chiara Valerio

Vado convincendomi di essere molto più forte di quanto mai potessi credere, perché, a differenza di tutti, me la sono cavata con la semplice stanchezza. (…)
lo spiritello che mi porta a cogliere il lato comico e caricaturale di tutte le scene era sempre attivo in me e mi ha mantenuto giocondo nonostante tutto.

A. GRAMSCI, ECCO USTICA, 9 XII, 926

Gen.mo sig. Ministro della Pubblica Istruzione,
sono una docente di scuola secondaria e vorrei sottoporle una questione che potrebbe apparire oziosa. Se io insegnassi retorica invero lo sarebbe perché a sentirla raccontare ha tutto l’aspetto di un esercizio, o di un apologo, ma non lo è Signor Ministro o Dottor Ministro o chiunque lei sia causa repentini cambi di governo, no, no, non è retorica, è vita vissuta e sdegno ingoiato. Ieri l’altro ero in terza, una classe allegra e problematica e appena disinteressata alla mia disciplina, col gesso in mano e il modello maltusiano in bocca. Forse la definizione esotica, forse il sole che fendeva il pulviscolo disegnando il sol dell’avvenir, ma per la prima volta ho colto un barlume di diffusa curiosità nella giovane platea. Così mi sono infervorata e rabbonita confortandomi con A questo interesse seguirà un profitto e al profitto una soddisfazione e alla soddisfazione una voglia di averne ancora e alla voglia di averne ancora la possibilità di intendere e partorire il mondo attraverso lo studio.

Il paese delle prugne verdi

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di Gianni Biondillo

Herta Müller, Il paese delle prugne verdi, Keller, Rovereto, 2008, 254 pag., traduzione di Alessandra Henke

Keller Editore è una piccola casa editrice di Rovereto che pubblica libri davvero belli. Belli per la carta, la copertina, il formato. E per la selezione dei testi di autori europei spesso difficili da reperire in Italia, come questo Il paese delle prugne verdi di Herta Müller, scrittrice rumena di lingua tedesca. Rendo subito onore alla traduttrice che ha accettato l’improba sfida di restituire in italiano un libro così complesso, con una lingua lirica e asciutta, che ricorda vagamente (ma è un accostamento difettoso) quella di Agota Kristof.