
Note per il romanzo di Angelo Petrella, Una città perfetta
di
Francesco Forlani
Uno.Scrivi come se dovessi essere letto dai tuoi nemici.
“L’esperienza mi ha insegnato che è impossibile non scrivere per i propri nemici, e innanzitutto per loro, perché sono sempre loro a gettarsi per primi su quello che scrivete. Sembra che non abbiano altro da fare. Chiamo nemico il vigilante, il sorvegliante, lo sbirro ideologico, tutto il pretume burocratico che si fa carico della morale del tempo, il tutto negando che lo sia, visto che ci tengono a far passare come naturale ciò che è un ordine, un potere, il terrore. Farei fatica a considerare come semplici avversari e non nemici, gente il cui unico sforzo consiste nel rendersi invisibile in tanto che ordine virtuoso e a sancire così il loro dominio.”
Philippe Muray
Sorpreso. Quando ho trovato tra gli entusiasti recensori de “ la città perfetta” , un redattore de “ la destra”, sì proprio dell’organo d’informazione di Storace e compagnia sono rimasto sorpreso. Un brivido mi è corso lungo la schiena. E mi sono detto: “Vuoi vedere che quelli mi stanno diventando intelligenti? “
Ma allora per chi scrive Angelo Petrella, a quale nemico ha pensato quando ha dato alle stampe la sua città perfetta?
Prima di tentare una risposta vorrei proporre la cartografia che mi sono composto come lettore appassionato, coinvolto, incazzato, sedotto di un libro che è tutto tranne che facile,nonostante si legga tutto d’un fiato, di una narrazione che sicuramente ha il merito di essere visionaria e “ sperimentale, ” insomma il tipo di libro che piace a me.