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Urbanità 3

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di Gianni Biondillo

A detta di Gianluca, il mio mio socio di studio, noi architetti ormai ci siamo trasformati in parrucchieri. E, maledizione, ha ragione da vendere! Forse è anche per questo che ultimamente mi sto convertendo sempre più alla scrittura. Sento di avere un maggiore spazio critico scrivendo, spazio che la professione pare avere definitivamente precluso. L’architettura non è più critica dello contesto, ma la sua spettacolarizzazione.

Myspace killed the lysergic-star. Una lettura de Gli interessi in comune di Vanni Santoni

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di Francesca Matteoni

Ne Gli interessi in comune, secondo libro di Vanni Santoni, scrittore trentenne di Montevarchi nel Valdarno, appaiono chiari due protagonisti: la lunga adolescenza di un gruppo di ragazzi nell’arco di dieci anni (1996-2006) ed il luogo dove le loro vicende si intrecciano, Figline Valdarno, il demone della provincia. Gli interessi sono quelli che teoricamente fanno da collante nei rapporti interpersonali: in questo caso però il titolo è preludio ad un certo beffardo cinismo che percorre tutta la narrazione.

Baciami, Marte

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di Maria Cerino

Non è che possa gettarla lì, lanciarla tra le due macchine parcheggiate proprio sotto la sua finestra, infilare le mani tra le serrande abbassate e i vetri che riflettono dentro la stanza il raggio dei tre quarti di mattinata, la mela. Alle quattordici e sedici – l’ora gliela scandisce a suoni di bip la sveglia elettronica a metà del comodino – tiene ancora il volto alto, aspettando dietro i buchi delle tapparelle che quella luce più forte le riappaia; ma è tranquilla, nel pomeriggio al massimo c’è il sole e nessun altro inganno. Poi, capita che giunta notte, con le lampadine che si spengono disordinatamente (sa, oramai, che Marta resta a leggere in salone mentre Giacomo si ritira a dormire) una macchina attraversi il viale vicino, svolti ad U e le punti i fari in faccia, allora si copre gli occhi grandi con le dita, Maria e conta fino a sei prima di riportare le braccia ai fianchi e intravedere dell’auto nulla di più del cofano, abbastanza in lontananza. Si è abituata ai rumori difficilmente percepibili: se una mosca le ronza intorno è lo stridio della sedia nell’appartamento di fronte ad infastidirla. Non che riesca ad ascoltare qualcosa di vivo in casa;

Amare lettere Montenegrine

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O l’uno o l’altro
di
Azra Nuhefendić

«Noi che abbiamo vissuto l’assedio di Sarajevo
non ne ricaveremo, si capisce, alcun profitto …
questa conoscenza è la spada che non sguaineremo
in ogni momento [ma] io almeno terrò sempre la mano
sul suo manico».

Marko Vešović, da La cavalleria polacca

Marko Vešović, poeta, ha rifiutato l’importante premio letterario “Risto Ratković” che gli è stato assegnato in Montenegro per libro di poesie “Rastanak s Arencanom” (“Addio ad Arenzano”). Non vuole accettare quel riconoscimento che nel 1993 fu conferito a Radovan Karadžić.
Radovan Karadžić, accusato per crimini contro l’umanità, scriveva poesie molto prima che diventasse un politico. Però, i premi letterari cominciò a ottenerli solo dopo essere divenuto Presidente della Repubblica Srpska di Bosnia.

Plettro di compieta (terza parte)

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di Marina Pizzi

(la prima e la seconda parte si possono leggere qui e qui)

51.
respiro un angelo con il diario in faccia
la luce sotto spoglie di rugiade
quella la diga con la voce del padre
morente, e le lentiggini bambine
senza amore, tra le spirali
d’ansia e l’ecumene culla.
cura del salto spargere la voce
verso il sodale strato della terra
terriccio universale starci accanto.

Gino Hahnemann

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di Stefano Zangrando

[Il brano pubblicato è tratto da harzblog]

Ieri stavo scorrendo in rete il calendario delle manifestazioni di ottobre nel sito dell’Accademia delle Arti di Berlino, l’istituzione di cui sarò ospite tra poco, in autunno. A un certo punto, appena sotto la metà del mese, mi sono imbattuto in un nome che mi ha scosso al punto da appannarmi lo sguardo: Gino Hahnemann.
Conobbi Gino nel dicembre 2000 durante un Praktikum al Museum Mitte di Berlino, dove lui lavorava part-time per tirar su due soldi. Mi disse presto di essere un poeta, ma la sua discrezione m’impedì di conoscerlo meglio fino agli ultimi giorni di tirocinio, quando mi donò alcune sue carte. Afferrai che aveva fatto parte della scena letteraria di Prenzlauer Berg negli anni Settanta e poco altro. Il mio tedesco non era ancora sufficiente per poter apprezzare i suoi scritti. Nel 2001, poi, ci fu un breve scambio epistolare: io tradussi una delle sue poesie – fu la mia prima traduzione di una poesia dal tedesco –, lui mi rispose con una lunga lettera cui allegò un componimento sull’oggetto della mostra cui avevamo lavorato insieme (il monumento di Federico il Grande in Unter den Linden) e un articolo di giornale che criticava l’emergere di correnti neoprussiane sulla scena politica e socio-economica berlinese.

VivaVoce#05: Juan Gelman [ 1930, Buenos Aires ]

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[ Louise Brooks da Lulu (Die Büchse der Pandora) 1929, G.W. Pabst ]

[ mujeres dalla viva voce di Juan Gelman ]


 
donne
 
dire che quella donna era due donne è dire pochino
doveva averne 12 397 di donne nella sua donna/
era difficile sapere con chi si trattava
in quel popolo di donne/ esempio:
 
giacevamo in un letto d’amore/
lei era un’alba di alghe fosforescenti/
quando feci per abbracciarla
si trasformò in singapore piena di cani che urlavano/ ricordo
 
quando apparve avvolta di rose di aghadir/
pareva una costellazione in terra/
pareva che la croce del sud fosse discesa a terra /
quella donna brillava come la luna della sua voce destra/
 

cronache da Pechino #2

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di Gabriella Stanchina


Oggi, sotto una pioggia battente, ho visitato la Città Proibita. Ho camminato ininterrottamente per sette ore per coprire i suoi 720.000 metri quadrati e scrutare dalle grate di legno nell’interno di alcuni dei suoi 890 palazzi. È un’esperienza difficile da descrivere e del resto credo che l’intenzione di coloro che nel tempo costruirono e ampliarono questa città fosse proprio quello di sottrarla al dominio della parola. Indicibile per vastità o per complessità?
Nei primi due giorni che ho trascorso a Pechino ho sperimentato un disagio che non avevo mai conosciuto durante i miei viaggi precedenti. Io amo soggiornare nelle metropoli: mi sono sentita abbracciata da Parigi, nelle strade di Toronto ho trovato familiarità e calore, come se le città fossero diapason che risuonano appena
sfiorate, consonanti al mio più intimo sentire. Ritenevo perciò che anche Pechino, nel rispetto delle proporzioni, e con un più lento ritmo di adattamento, avrebbe risposto al mio sguardo con un volto riconoscibile. Invece, Pechino mi ha sopraffatta.

Per Abdul

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Domani a Milano parte alle 14.30. dai Bastioni di Porta Venezia una manifestazione per Abdul, il ragazzo ucciso domenica in Via Zuretti per un furto di merendine e/o il colore della pelle, che si concluderà in Piazza Duomo.

“A fellow of infinite jest”

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“A proposito, lo so che questa parte è noiosa e probabilmente ti annoia, ma si fa assai più interessante quando arrivo alla parte in cui mi uccido e scopro quello che succede subito dopo che una persona muore”. Caro vecchio neon, DAVID FOSTER WALLACE

di Francesca Matteoni

Domenica, 14 settembre 2008. Sono all’internet point di Judd Street, nel quartiere londinese di Bloomsbury: sullo schermo appare la foto di un noto scrittore americano dai capelli lunghi, il volto aperto, un po’ malinconico. Sotto l’immagine due numeri, 1962 e 2008, un arco di 46 anni, una nascita ed una morte. Non riesco a focalizzare subito cosa ho davanti. Poi mentalmente una sequenza di altri scatti, lo stesso uomo – accovacciato contro un muro di mattoni accanto ad un cane come un barbone; con occhiali che legge e sorride davanti ad un microfono; con bandana larga, bianca, l’immagine che preferisco, che guarda pensieroso qualcosa in basso, forse un libro che sta autografando. David Foster Wallace si è ucciso venerdì 12 settembre, nella sua abitazione nel sud della California. Lo ha trovato la moglie, impiccato.

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 8

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[18 immagini + lettere invernali per l’estate; 1, 2,
3,4,5,6,7…]

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,

se tu mi abbandonassi ora,
non saprei calcolarne il danno,
e non succederebbe nulla.

Se io invece
mi abbandonassi,

nessuno di noi si accorgerebbe
di cosa è cambiato, di come crescano
fertili i miei ragionamenti,
del perché io ancora ti scriva,
come a mendicare,
prigioniero delle mie guarigioni.

Sono guarito troppo, non faccio
che continuare, sotto i tuoi occhi, a guarire:

Leggere, le voci – Dizionario affettivo degli scrittori

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L’indiano Giorgio Vasta – perché come dice Biondillo se si è stati indiani una volta lo si è per tutta la vita- ha accettato di rispondere alle mie domande su un libro che è appena uscito e che sarà presentato a Pordenone legge il prossimo week end.
effeffe
ps
Per chi volesse leggersi la storia del progetto ideato da Matteo B. Bianchi consiglio un giro su questo sito.

Effeffe:Com’è nata l’idea di questo libro?

Giorgio Vasta: L’idea di un Dizionario Affettivo della Lingua Italiana è di Matteo B. Bianchi che lo scorso autunno aveva pubblicato su ‘tina, la sua rivista on line, quello che è stato il germe iniziale di tutto il lavoro successivo. Matteo aveva contattato tramite posta elettronica una serie di scrittori domandando a ognuno di individuare un termine per loro importante dal punto di vista affettivo e di scriverne una definizione, una breve dichiarazione d’amore (ma anche di odio, nel caso). Seguendo ‘tina ho letto anch’io scelte e definizioni, ho trovato l’idea molto bella e ho contattato Matteo per proporgli di sviluppare questo primo spunto in qualcosa di più strutturato. Unendo le forze, e con la collaborazione della Scuola Holden nonché, fondamentale, di Stefania Notte, che ha svolto il ruolo al contempo di segreteria organizzativa, coordinatrice, collettore e “memoria” del progetto, ci siamo messi a lavorare.

Terra! Angelo Petrella

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Note per il romanzo di Angelo Petrella, Una città perfetta
di
Francesco Forlani

Uno.Scrivi come se dovessi essere letto dai tuoi nemici.

“L’esperienza mi ha insegnato che è impossibile non scrivere per i propri nemici, e innanzitutto per loro, perché sono sempre loro a gettarsi per primi su quello che scrivete. Sembra che non abbiano altro da fare. Chiamo nemico il vigilante, il sorvegliante, lo sbirro ideologico, tutto il pretume burocratico che si fa carico della morale del tempo, il tutto negando che lo sia, visto che ci tengono a far passare come naturale ciò che è un ordine, un potere, il terrore. Farei fatica a considerare come semplici avversari e non nemici, gente il cui unico sforzo consiste nel rendersi invisibile in tanto che ordine virtuoso e a sancire così il loro dominio.”
Philippe Muray

Sorpreso. Quando ho trovato tra gli entusiasti recensori de “ la città perfetta” , un redattore de “ la destra”, sì proprio dell’organo d’informazione di Storace e compagnia sono rimasto sorpreso. Un brivido mi è corso lungo la schiena. E mi sono detto: “Vuoi vedere che quelli mi stanno diventando intelligenti? “

Ma allora per chi scrive Angelo Petrella, a quale nemico ha pensato quando ha dato alle stampe la sua città perfetta?

Prima di tentare una risposta vorrei proporre la cartografia che mi sono composto come lettore appassionato, coinvolto, incazzato, sedotto di un libro che è tutto tranne che facile,nonostante si legga tutto d’un fiato, di una narrazione che sicuramente ha il merito di essere visionaria e “ sperimentale, ” insomma il tipo di libro che piace a me.

Plettro di compieta (seconda parte)

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di Marina Pizzi

(la prima parte si può leggere qui)

26.
questo mancino manico del porto
le pergamene del giro della terra
le malinconiche funi del maiale,
l’ira del tavolo zoppo
fa rovesciare i bicchieri,
le pallide energie del tema in classe.

I bambini la guardano : la TV

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A short film by “Koyaanisqatsi” director Godfrey Reggio produced at Fabrica in Italy with Angela Melitopoulos and Miroslav Janek and produced by Massimo Cortesi

Dove giocano i bambini?

Ho conosciuto Angela Melitopoulos un bel po’ di anni fa. A lei e a Maurizio Lazzarato devo molto. La visione di questo “corto” fa parte di quel molto. Quegli sguardi mostruosamente intensi mi hanno accompagnato per almeno una decina d’anni (ma forse sono di più, non ricordo) insieme a una domanda. Insistente. Where do the children play?
effeffe

Non ho molti dischi di Bill Frisell

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di Andrea Cirolla

Non ho molti dischi di Bill Frisell, giusto una manciata. Il primo me lo regalarono a Natale, quando avevo poco meno di diciott’anni. Stavo alla Virgin di via XX Settembre, in centro, fuori mia sorella e mia madre ad aspettarmi. Alla Virgin di via XX Settembre si potevano ascoltare i dischi prima di comprarli, la fila di cuffie fuori da ogni reparto – allora era una novità per i clienti. Nella saletta jazz&classica ben poche cose, un’infinità per le mie esigenze di quel tempo.

Maschio e femmina dio li creò!? Il binarismo sessuale visto dai suoi zoccoli (2)

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Pubblico la seconda parte (qui la prima parte) della lezione su transgenderismo e intersessualità che Lorenzo Bernini ha tenuto presso il corso di dottorato di ricerca in Studi Culturali dell’Università degli Studi di Palermo, corredato da fotografie scattate da Giovanni Hänninen agli ultimi gaylesbiantransgender pride. JR

di Lorenzo Bernini

6. Violenze giuridiche su corpi trans. Per affrontare la questione del transgenderismo, occorre affrontare preventivamente la questione della transessualità. I primi interventi di riassegnazione chirurgica del sesso sono stati praticati negli anni cinquanta, e infatti, come già ho ricordato, solo dagli anni cinquanta nella letteratura medica è stata operata la distinizone tra transessuale e omosessuale attraverso quelle categorie di sesso, genere e orientamento sessuale che sono oggi utilizzate anche per definire l’eterosessualità. Si tratta naturalmente di una distinzione che ha le sue ragioni pratiche oltre che teoriche, e che non ho alcuna intenzione di mettere in discussione.

Transnistria a orologeria

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di Riccardo Valsecchi

[Puoi continuare a leggere di questi temi qui]

La guerra in Georgia è apparsa come una meteora: una fulminea massa di fuoco che celermente si è consumata al contatto con l’atmosfera, depositando, sparsi sulla crosta terrestre, detriti e frammenti. Uno scontro militare durato poco più di una settimana: un esordio di grande rilevanza mediatica, che è andato piano piano affievolendosi, lasciando strascichi nella sola cronaca diplomatica. In fondo la Georgia e le regioni ribelli dell’Ossezia del Sud e dell’Abcazia sono lontane, ai limiti estremi di quello che tradizionalmente si considera come continente europeo. In fondo la Russia è un partner economico importante, dal quale non si può prescindere. In fondo, qualsiasi sia la verità nascosta, in che modo ci potrebbe toccare?

L’amore a due

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di Linnio Accorroni

 

Christoph Willibald Gluck, “Philémon & Baucis”
Ditte Andersen,  Aria Il Mio Pastor Tu Sei

 

Tra le tante storie raccontate nelle Metamorfosi ovidiane ce n’è una in particolare che stranisce e turba: sta nell’ottavo libro delle Metamorfosi dove si narra la vegetale trasformazione dei due anziani sposi Filemone e Bauci: “A un tratto Bauci vide Filemone mettere fronde, mentre il vecchio Filemone, dal canto suo, vedeva le membra di Bauci irrigidirsi e metter fronde anch’esse. Intanto che la cima degli alberi cresceva, i due sposi si scambiavano parole di saluto, fino a quando fu loro possibile.”Addio, sposo mio” si dissero a un tempo. In quello stesso momento le loro labbra scomparvero sotto la corteccia”. Così vedevano realizzarsi, in finale di vita, il loro desiderio: essere trasformati in una quercia ed in un tiglio, uniti per il tronco perché insieme avevano trascorso tutta la vita: “che io non debba vedere il sepolcro della mia sposa, né essere da lei sepolto”.

Testamento biologico

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Giulio Mozzi su vibrisse e Antonio Moresco insieme alla redazione de Il primo amore propongono un’iniziativa che riguarda il testamento biologico.

Rispetto all’astrattezza della discussione che si è scatenata a partire da alcuni casi come quello di Eluana Englaro, Mozzi sottolinea:

“Sono convinto che un modo per discutere seriamente di certe faccende sia quello di non domandarsi che cosa sarebbe giusto in generale, ma domandarsi piuttosto che cosa si vorrebbe per sé, che cosa si riterrebbe giusto per sé.”

E Moresco ribadisce:

“Ci sembra infatti che su questo tema – enfatizzato ma anche deformato e falsato dalla presenza di tecnologie che sono in grado di prolungare enormemente condizioni di vita sottratte a ogni partecipazione umana dell’individuo – si stiano fronteggiando, anche in modo minaccioso e ideologico, posizioni generali e preconcetti di diverso tipo. È venuto il momento, in mezzo a queste contrapposizioni spossessanti di ragioni e di incubi, di far sentire le voci più importanti: quelle delle singole vite. Di spostare il baricentro dalle generalizzazioni delle idee alle ragioni e alle proiezioni irriducibili e inermi delle singole vite.“

Non abbiamo altro da aggiungere alle loro parole chiarissime, di cui condividiamo l’impostazione.

Chiunque di voi sentisse l’urgenza di partecipare, può scrivere il proprio testamento biologico e mandarlo o qui o qui, dove potete inoltre seguire tutta l’iniziativa.

Alcuni testamenti biologici sono stati già pubblicati presso vibrisse e presso Il primo amore

Nel fuoco della scrittura

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Roma – Sabato 20 settembre ore 18.00
Inaugurazione della mostra di pittura e presentazione del libro
Nel fuoco della scrittura
di Biagio Cepollaro

La mostra si può visitare fino al 17 ottobre
dalle ore 17.00 alle ore 23.00, esclusi i lunedì. Di mattina su appuntamento.

Centro Culturale
»LA CAMERA VERDE«
Via Giovanni Miani, 20, 20/a, 20/b – 00154 Roma
Cell. 340 5263877
e-mail: lacameraverde@tiscalinet.it
www.lacameraverde.com

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Da: Nel fuoco della scrittura

C’è la scrittura, ci sono le ‘cose scritte’ e c’è l’atto dello scrivere, il movimento del braccio e della mano nella percezione del contatto con il supporto. E c’è un atto dello scrivere che è un vero e proprio atto sacrificale in cui la parola appena scritta è sin dall’inizio solo una traccia e uno strato della nuova (che magari è la stessa) parola scritta e così, tendenzialmente, all’infinito.
L’atto dello scrivere a questo punto è un fare strato su strato che non è cancellazione ma sedimentazione della traccia. Tale sedimentazione è già immagine e visione: quando ciò che conta non è la sua funzione informativa né quella espressiva ma il fisico esserci, il segno di un’invocazione ripetuta, di un’apertura del cuore, di una speranza.