di Gianni Biondillo
Il male il male il male il male il male.
***
“Dio esiste!” “Si, certo, e ci odia!”
***
Nessuna causa, nessuna causa:
solo caso, solo caso ed effetto.
di Gianni Biondillo
Il male il male il male il male il male.
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“Dio esiste!” “Si, certo, e ci odia!”
***
Nessuna causa, nessuna causa:
solo caso, solo caso ed effetto.
di Gianni Biondillo
Aiutatemi, vi prego, aiuto!
***
Morissi ora almeno avrei una scusa.
***
Ho avuto vent’anni troppo presto.
di Gianluca Gigliozzi
Il 10 ottobre scorso è morta Danièle Huillet. Insieme al marito, Jean-Marie Straub, ha creato fin dai primi anni ’60 un cinema radicale nei temi e nel linguaggio, di grande forza etica e politica ma anche di grande novità formale. Danièle e Jean-Marie hanno vissuto a Roma fin dal 1969, anno di uno dei loro film più eversivi, il geniale Othon, tratto da una tragedia di Pierre Corneille. I loro film, duri e adamantini, così estranei al cinema spettacolare dominante che inquina gli occhi e lo spirito di tutti noi, sono ancora poco conosciuti anche dal pubblico colto (o che tale si ritiene o che tale è ritenuto), e ancora oggi non è facile procurarseli, anche se, in Italia, negli ultimissimi anni e negli ultimi mesi indubbiamente se ne è parlato molto di più di quanto forse non si sia mai fatto.
di Piero Sorrentino

per Titti
Qualcuno era entrato e uscito
Dal mondo non pervenendo
A vere decisioni su un bel niente.
Kenneth Patchen
Dell’inverno che arriva me ne sono accorto questa sera. Sono uscito dal laboratorio a fumarmi qualche sigaretta e ho guardato il cielo, nero e livido.
Fuori, in strada, non c’è quasi più nessuno già a partire dalle sei. Ogni tanto passa qualche coppia di fidanzati, vecchi in bicicletta che pedalano stanchi; un paio di auto sfrecciano ingoiando asfalto.
La luce è immobile, grigia. Spesso sono costretto a liberare l’ingresso del negozio dai mucchietti di foglie morte che il vento si ostina a spingere dentro. Dicono che quest’anno l’inverno sarà davvero freddo.
di Gianni Biondillo
E d’improvviso cadde il desiderio:
gli amici per la pelle si spellarono.
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Un giorno attraversando la strada
non ci saluteremo, guarderemo
oltre. Cosi tutto sarà compiuto…
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foto di Béatrice Commengé
Incontro intervista a cura di
Francesco Forlani e Béatrice Commengé
La casa editrice di Amélie Nothomb, Albin Michel è a pochi metri dal quartiere diciannovesimo secolo, Montparnasse, ed è in una luce estiva che entriamo cogli apparecchi nei sacchi e un mucchio di libri, tutti tranne l’ultimo, Antecrista, esposto in pile di cento in tutte le librerie che contano.
Parigi è raramente bianca. Forse lo sono i vagoni della metropolitana nelle prime ore del mattino, come stanze accese da un rumore sordo, da una sveglia insolente. Bianca di neve, dura un attimo appena, prima che le scarpe, migliaia di scarpe traccino labirinti e percorsi come trincee, di quotidiano . Siamo ad una manciata di ore dalla fine dell’estate . Amélie Nothomb, è bianca, dalla testa ai piedi, e veste di nero.
Discariche spuntavano a cielo aperto e da lontano venivano a venderci i loro rifiuti. Qualcuno li versava a concime nei campi, dimenticando che è materna la terra che dà frutto.
Stavamo sopra macerie di alluvioni e terremoti mai del tutto spalate, tra muri sventrati e schianto di bombe, le case spaccate come frutti, per amnesia che è mestiere della terra sostenere.
di Gianni Biondillo
Qui tutto il male viene per nuocere.
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L’unione dei vigliacchi fa l’orrore.
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I porci ruttando e ringraziando
s’ingollarono le lucide perle.
“Non ci si può far guidare solo dalle leggi di mercato e dalla burocrazia dei contabili. Il magazzino è un passivo anche in Germania, ma io non pubblico libri per la stagione in corso, come se fossi un sarto. Se scelgo un testo, sono convinto della sua validità per un lungo tempo. Tutti i libri che ho stampato negli ultimi vent’anni sono sempre in catalogo. Se ci riesco io che sono un piccolo editore, con problemi di bilancio, perchè non dovrebbe anche un grande editore? Si può comprendere un autore solo se si ha a disposizione tutta la sua produzione, e non solo l’ultima opera scritta”.
(Bernhard Albers – direttore Rimbaud Verlag).
ADN Kronos – Gio 26 Ott
Roma, 26 ott . (Adnkronos) – Un battaglione di lavoratori illusi e
disillusi, scoraggiati dalla precarietà, la maggior parte senza figli, con
un reddito medio inferiore ai 1000 euro al mese ma che lavorano da anni per
uno stesso committente con un orario mediamente lungo. E’ questa la
fotografia scattata dall’Ires per conto del Nidil-Cgil sul lavoro
parasubordinato in Italia.
di Gianni Biondillo
La magia delle piccole cose
mi fa schifo: ci sono destinato!
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Non professate il suicidio alla Cioran
ché pure lui è morto di vecchiaia…
di Giordano Meacci
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Da qualche tempo Giordano Meacci porta in giro per l’Italia un anomalo bellissimo reading musicale che si intitola Reading di me. Un anno fa, a Perugia, avevo ascoltato i suoi blues, che l’autore continuamente modifica, e gli avevo chiesto di inviarmeli. Un anno dopo, olimpico e imperturbabile, Giordano me li ha inviati. Di questo, commosso, lo ringrazio.
Da leggere con sottofondo blues.
Il Blues dell’amore presente
(Roma, maggio 2006)
T’avrei amata
anche se fossi stata sfregiata,
fatta a pezzetti, ingobbita,
squarciata,
colpita dagli anni e dal tempo.
Avrei accarezzato ogni ruga
come una ferita leggera
cucita la sera alle pieghe di notte.
di Gianni Biondillo
[inauguro quest’oggi la mia, appunto, deprimente, settimana del depresso. Qualche aforisma stracco, qualche endecasillabo disciolto. Più per, terapeuticamente, uscirne fuori che per altro. La posterità se ne dimenticherà subito. Anche la contemporaneità, se è per questo.]
La tigre sotto il burrone, la tigre
sopra: appeso al mio ramo cedevole
assaggio la fragola: com’è amara!
di Gabriele Ricino
Questo è l’infinito abbandono,
io sono l’uomo che aderiva alla pelle,
e ora (ti prego) non mettermi in fuga.
Quando: sabato 4 (ore 16.30, aula A1) e domenica 5 novembre (ore 16.30, Aula A1).
Dove: Catania, Facoltà di Lingue, piazza Dante, ai Benedettini.
se lo chiede Paolo Barnard in un libro edito da BUR e Marco Albanesi ne ha fatto una lettura per noi
Paolo Barnard, giornalista di Report, ha scritto un saggio che si legge come un romanzo. Manca però il lieto fine. Perché ci odiano non è la domanda di un occidente che non comprende la ragione di tanto disprezzo verso il “nostro mondo”. Al contrario, il libro espone in maniera documentatissima le cause probabili e innegabili di questo odio.
di Maria Luisa Venuta
Oggi, 30 Ottobre 2006, si conclude a Torino l’incontro mondiale delle comunità del cibo Terra madre, la manifestazione biennale collaterale a Slow Food. E’ la seconda edizione che porta in Italia la discussione in corso da anni sui temi della sostenibilità, della biodiversità e della capacità del sistema Terra a sostenere i consumi e gli utilizzi delle risorse naturali da parte della popolazione umana.
In questi giorni, inoltre, a fronte dell’avvicinarsi dell’inverno si ripresentano all’opinione pubblica i temi dell’emergenza degli inquinamenti atmosferici nelle città, dati da sovrapposizione delle emissioni da traffico veicolare, da combustione degli impianti di riscaldamento privati e dai processi di produzione dei sistemi industriali.
Polveri fini, riscaldamento globale, scarsità delle risorse a disposizione e perdita progressiva delle capacità di assorbimento delle emissioni e dei rifiuti stanno diventando ormai argomenti “notiziabili”, con il rischio di appiattire notizie e percezioni su un livello di allarmismo senza possibilità di innescare meccanismi di riflessione e di azione positiva.
risposta a Stefano Zangrando
di Antonio Moresco
Caro Stefano,
ho letto la lettera aperta che mi hai indirizzato e – scusa la franchezza – mi sono cadute le braccia. Se voleva essere una confutazione di ciò che ho cercato di evidenziare nel mio scritto intitolato “La sproporzione”, si è rivelata invece la dimostrazione più eloquente di quanto sia grande questa sproporzione.
di Franco Arminio
Qualche tempo fa mi era venuta l’immagine di un blog letterario come di una strada a luci rosse. Ognuno sta in vetrina a esporre la sua merce. Chi mostra i glutei, chi spalanca le cosce. Tutto un susseguirsi di merci che cercano acquirenti nella scabrosa condizione in cui i produttori di merce sono assai di più rispetto ai possibili compratori.
di Franz Krauspenhaar
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La mascella inutilmente volitiva si profila contro lo spessore del buio, vede nella notte con i suoi occhi piccoli di faina stupida la figura netta e decisa del suo migliore amico. Era fin da ragazzi che si spintonavano lungo le scale della scuola, lungo quelle scale, quelle scale, quel marmo color gorgonzola lavato tutti i giorni dai due bidelli, due pseudonani senza dignità di uomini, lui credeva.