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POPulismo ora!- Christopher Lasch

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Rispetto sì, compassione no!
di
Christopher Lasch

[…] 1 Per quanto dolce possa risultare la sua musica alle nostre orecchie, l’ideologia della compassione è per se stessa, una delle influenze principali che sovvertono la vita civica, dal momento che questa si basa meno sulla compassione che non sul reciproco rispetto. Pour douce que soit sa musique à nos oreilles, l’idéologie de la compassion est en elle-même l’une des influences principales qui subvertissent la vie civique, car celle-ci dépend moins de la compassion que du respect mutuel.

Una compassione mal posta degrada tanto le vittime, ridotte ad essere solo oggetti di pietà, quanto coloro che vorrebbero farsene loro benefattori e che trovano più facile avere pietà dei loro concittadini che non applicare loro delle norme impersonali che darebbero il diritto al rispetto a coloro cui sono rivolte. Une compassion mal placée dégrade aussi bien les victimes, réduites à n’être que des objets de pitié, que ceux qui voudraient se faire leurs bienfaiteurs et qui trouvent plus facile d’avoir pitié de leurs concitoyens que de leur appliquer des normes impersonnelles qui donneraient droit au respect à ceux qui les atteignent.

Stregature: Silvia Avallone

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[Marco Belpoliti ha letto e recensito tutti i libri selezionati allo Strega di quest’anno. Abbiamo insieme deciso di farne una sorta di rubrica fissa – Stregature, appunto – che ci accompagni verso la prossimità dell’evitabile evento. Partiamo da uno dei favoriti(ssimi). Si accettano polemiche, anche animate. Non insulti alla persona. G.B.]

di Marco Belpoliti

Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli, pp. 357, € 18

Acciaio, il romanzo della ventiseienne Silvia Avallonne, sembra partorito dallo sbadiglio di un display televisivo: un accumulo di luoghi comuni, banalità sociologiche, considerazioni da posta del cuore, con adolescenti in tumulto come in un manga Made in Italy; il tutto scritto in una lingua posticcia, plasticata come un sacchetto della spesa, un ron ron di frasi fatte, con la pretesa di cogliere il parlato quotidiano di quattordicenni vorticose, casalinghe sfatte e maschi adulti in canotta. La letteratura sotto vuoto spinto ha colpito ancora e tra fascette editoriali, che parlano di “straordinaria scrittrice italiana”, e peana sui settimanali femminili, Acciaio sale leggero leggero verso i primi posti delle classifiche dei libri più venduti.

Vorrei vederLi danzare

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9 giugno ore 22.00 e 10 giugno ore 20.00
Teatro Fondamenta Nuove
Di me in me (2010) [prima assoluta]
ideazione e coreografia Adriana Borriello
suono Giovanni Bacalov, Antonella Talamonti
drammaturgia Livio Borriello
immagini Vittorio Davide Guidotti
con Adriana Borriello, Paola Rampone
produzione La Biennale di Venezia, Milano Oltre, Almatanz


Sul nesso tra la danza, la musica e la loro osservazione da una prospettiva antropologica, si concentra il lavoro di Adriana Borriello, danzatrice e coreografa dal segno incisivo cresciuta al Mudra di Béjart e cofondatrice di uno dei gruppi più originali degli anni ’80, Rosas, sotto la guida di Anne Teresa De Keersmaeker. Ed è proprio dalla ricerca attorno al corpo inteso come espressione di ciò che cultura, storia e memoria individuale e collettiva, ma anche ambito sociale hanno impresso nei suoi modi di movimento, negli atteggiamenti posturali e nella gestualità che la Borriello rintraccia la sua ispirazione. Una ricerca che regala un contenuto fortemente espressivo al suo lavoro coreografico che, in questo percorso, si affianca a quello di altri artisti: la danzatrice Paola Rampone, Antonella Talamonti e Giovanni Bacalov per la colonna sonora, Livio Borriello per i testi e la drammaturgia, Vittorio Dario Guidotti per le immagini. Insieme danno vita a uno spettacolo fortemente evocativo per due danzatrici-interpreti: la stessa Adriana Borriello e Paola Rampone, danzatrice dal percorso autonomo e con esperienze significative in ambito americano e francese.
Lo spettacolo svilupperà l’idea di danza come scrittura del corpo, come rivelazione della sua storia recente e passata, di un “archivio” personale e collettivo insieme: “chi danza sta leggendo un testo, scritto nel corpo degli uomini nel corso della loro storia, a partire dai gesti primitivi, fino a quelli sempre più “educati” dell’uomo moderno. Inversamente, leggere un testo (o una qualsiasi parola o segno in sé inerte) è prestargli il corpo, e quindi ridargli vita e movimento. In tal senso verranno utilizzate parole, immagini e suoni all’interno del lavoro”. In uno spazio spoglio, vuoto, chiaro, le immagini, che trasfigurano posture, gesti e movimenti, costituiranno l’altro danzatore: quello invisibile.

Il grande regno dell’emergenza

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di Alessandro Raveggi

Betta per fortuna non la scovava, non doveva salvarla. I bambini erano troppi e incoerenti, non poteva salvarli. Scontrosi come atomi bombardati da quella pletora di stanze piegate, e il mondo attorno che s’incaparbiva, chiudeva il conto con una linea netta e desolata in fondo al dare e avere. Betta avrebbe potuto sottrarsi da sola alle macerie, almeno per stavolta, con l’aiuto delle sue braccine violacee. Sarebbe stato un segno di maturità. Avrebbe sporto il capetto da tartarughina troncando un coccio più friabile, stirato il muso in una ruga, scostatasi di dosso una doccia di calcinacci. Solo dopo aver fatto scorrere fuori dal cumulo le sue poppe asciutte, avrebbe steso l’obiettività della sue gambe mozze. In aria, in un luogo neutro, simile a quello dell’edificio, ma senza strozzatura e gravità.

carta st[r]ampa[la]ta n.17

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di Fabrizio Tonello

Chissà se Diamante D’Alessio, la giovane e ambiziosa direttrice di Io Donna, supplemento del sabato del Corriere, gli articoli del suo magazine li legge o invece guarda solo le figure. L’ipotesi circolava già sabato nei corridoi di Via Solferino dopo che gli esterrefatti giornalisti della redazione esteri avevano visto le prime copie del numero di Io Donna, dove Elvira Serra aveva tracciato un profilo di Gulnara Karimova, la figlia del presidente-padrone dell’Uzbekistan, descritta così: “Mamma, cantante pop, poetessa, stilista, e amica delle grandi firme”. L’intervista non era precisamente nella tradizione dell’aggressiva Oriana Fallaci, come si capisce da questo brano: “In Italia ha molti amici.«Uno dei momenti più belli della mia vita l’ho trascorso un anno fa in Sardegna, a bordo della barca di Roberto Cavalli, al tramonto, con Andrea Bocelli che cantava»”. Illuminante. Da premio Pulitzer.

Chi ha paura delle formule? #1

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di Antonio Sparzani

[finita è la festa indiana; qualche evento programmato per ieri pomeriggio è saltato perché ci eravamo fatti prendere la mano dall’entusiasmo e avevamo messo troppa carne al fuoco. Niente di male. Qui vi propino qualcosa di quello che avrei voluto dire nella chiacchierata prevista nel pomeriggio con Chiara Valerio su scienza e letteratura. a.s.]

In testa a tutto io metto questa frase, che traggo dal Brusio della lingua di Roland Barthes che già qui ho ampiamente citato ed elogiato:

Tra la scienza e la letteratura esiste infine un terzo margine che la scienza deve riconquistare: quello del piacere.

Voi che non praticate le cosiddette scienza esatte, cosa pensate quando vedete scritta sulla carta una formula matematica?
Il primo pensiero sarà forse di rigetto, andrà a ricordi di scuola, complicazioni, cose per specialisti, scritture criptiche inventate per comunicare dei segreti che non si vuole diventino troppo condivisi, strumenti di un sapere iniziatico, astrusità, enigmi, cabale. Comunque cose incomprensibili: “Ah, io di matematica non ho mai capito niente”.
Anche se pensate così, sarebbe molto bello che il vostro secondo pensiero non fosse quello di ritirarsi e rinunciare per sempre a capire questi enigmi, ma fosse invece quello di poter distruggere la loro natura di enigmi. Una bella opzione di onnipotenza: « io posso distruggere la loro natura di enigmi ». Se un enigma diventa noto a tutti allora non è più un enigma, perde la sua natura, diventa una banalità che san tutti, un segreto di Pulcinella. Se questo pensiero vi sfiora o addirittura vi abita, dategli spazio, è un ottimo segnale. Si può proseguire, si possono immaginare analogie.

L’ultima eclisse di INAF e una finanziaria che imbavaglia la ricerca

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[non ringrazieremo mai abbastanza Giulio Cavalli per la disponibilità a venire alla festa di Nazione Indiana e poi, all’ultimo minuto, proprio mentre era in viaggio, comprendere che per problemi logistici il suo appuntamento conclusivo sarebbe stato annullato (e non certo per colpa sua). Gli rinnovo l’incondizionata amicizia e allego qui sotto una cosa che mi ha testé spedito che mi pare di bruciante attualità. G.B.]

di Giulio Cavalli

Se un giorno riuscissimo a pensare ad un nuovo PIL che non sia più al chilo ma che venga misurato con il termometro delle prospettive e delle opportunità, oggi saremmo un Paese molto più malato di quello che siamo.

La vicenda dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) è la fotografia della politica sempre sull’urgenza, con i modi dell’impiegato della cassa che deve far quadrare i conti prima di chiudere e partire per il mare. E’ la memoria corta applicata all’amministrazione parolaia, indecente, comica nella sua tragicità che si contraddice riuscendo a non dare nemmeno una piega.

Festa Indiana: Diretta on line!

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un appunto di Gianni Biondillo

Qualcuno di noi è già arrivato al castello, altri sono in partenza. Io, quando verrà pubblicata questa nota sarò su un treno per La Spezia con tutta la mia famiglia, sperando che qualcuno poi ci venga a prendere alla stazione.
Ora: non so se faremo casini o se tutto andrà nel migliore dei modi. Sia come sia: se siamo fortunati (e bravi) riusciremo anche ad avere una diretta tv on line della Festa Indiana. Un enorme grazie agli amici di Tecnos TV e a Pietro, che si sta sbattendo come un matto.
Insomma, se siete rimasti a casa, teneteci d’occhio QUI.

Provincere o morire: Marino Magliani

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[per l’appuntamento Provincere o morire (domenica alle 14) della Festa Indiana, avevamo invitato anche Marino Magliani, che purtroppo ha dovuto declinare, perchè impegnato altrove; ma ci ha mandato questo testo]

Peccato non essere lì per dirvi la mia su cosa significa scrivere da una valle senza vie d’uscite se non quella della fuga. Abito in un posto da cui si vedono i ponti dell’autostrada, specie di cancello davanti al mare. Chi passa là sopra, guardando in lontananza le fiancate e gli affasciati e le pigne di case con le montagne a chiudere credo si faccia delle domande su chi vive in quelle case. A parte i crolli questa terra e questa lingua sono così da sempre, il centro rinnova, la provincia conserva diceva Mario Soldati.

Scrivo quando sono in Olanda, eppure scrittore lo sono soltanto tra queste pietre. Sopportato a fatica, in quanto uomo di lettere, poiché in vallata, si direbbe, non si legge mica, e allora non è neanche permesso parlarne di libri, senza che qualcuno ti faccia capire che sei fuori posto. Che la valle è casa loro, casa d’ altri. Come quel mare, diventato mare d’altri.

Eppure ti amano, ti dici, ti salutano tutti, un tempo eri addirittura popolare, eri quello che scappavi, in fondo, e ne parlavano, ma poi ti sei rovinato. Come hai potuto? Volevi anche far scappare le storie, mollar la Liguria. Ma come si fa a non raccontare la Liguria?

Murene, il primo volume

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Brani tratti da Dormendo con la luce accesa, di Stephen Rodefer
traduzione e cura di Andrea Raos

Recinzione dell’alce

Scrissi parole sul ciglio della mia casa e attorno agli angoli della sua bocca – aspettavo quei giorni che aspettano che la vita li inglobi. Le figure di Pompei erano fatte e scavate per me. Le prendo sul personale. Se imbarazzato dal mio lavoro, mi volgevo alla satira. Ciò che non sarà mai positivo nondimeno lotterà, di notte come un animale selvaggio e di giorno come un cane. Gli epigoni vengono sferzati, niente da fare per le affinità elettive. Il lavoro adesso non è che un tratto a matita, volgare ma importante. Dedica il suo orifizio all’avventurarsi nella gestione delle modalità. Sarà un eroe con un’ala sola. Ma non sarà mai soddisfatto di nessuna veduta del mondo a meno che non possa dirigersi verso i suoi tratti essenziali. Anche quando sono nascosti alla vista, si affretterà a farli materializzare.

La colpa di ogni sforzo sarà ogni giorno tentare troppo, mai troppo spesso. La nostra arte non ha alcuna importanza, ma questo non importa.

Cepollaro alla festa indiana

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Appunti per La ricerca del vocabolario perduto

di Biagio Cepollaro

Un vocabolario si può provare di volta in volta a condividere: una categoria critica se si vuole condividere deve essere mostrata nei luoghi in cui concretamente funziona, rilevando le sue virtù interpretative o valutative. Il vocabolario comune non è tanto da intendersi, a mio avviso, come una classificazione terminologica condivisa, quanto come la comprensione che rendiamo possibile al nostro interlocutore delle nostre effettive strategie di lettura.

Nasce Absoluteville

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Absoluteville , come suggerisce il nome, non è semplicemente un blog, è innanzitutto un progetto, una città in continua evoluzione dove si fa e si ragiona di letterature, di poesie, di arti, nella speranza che questo ragionare e questo fare siano terreno di incontro per tanti scrittori, lettori, e chissà anche non lettori.

Murene, la collana

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di Andrea Raos

Murene” è la collana cartacea di Nazione Indiana.

La quarta di copertina dei primi tre numeri recita:

“Murene è una collana nata da nazioneindiana.com e distribuita per sottoscrizione a lettori consapevoli e inquieti. Indifferente alle mode, propone testi di autori italiani e stranieri per sondare quelle esperienze letterarie che spesso l’industria culturale non ha il coraggio di sostenere. Scatto artistico e al tempo stesso etico, strumento leggero di esplorazione a tutto campo – narrativa, saggistica, poesia –, Murene respira nelle profondità, attraversandole.”

Progetto collettivo di tutta Nazione Indiana, ha un comitato di redazione costituito da Andrea Inglese, Domenico Pinto, Andrea Raos e Massimo Rizzante. Il progetto grafico è di Mattia Paganelli.

Interamente autofinanziata, viene venduta su abbonamento (3 numeri all’anno) e distribuita per posta.

I titoli del 2010 sono:

Castello in movimento

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[La Festa di Nazione Indiana si svolge all’interno di una serie di eventi che si susseguiranno nei prossimi mesi al Castello Malaspina di Fosdinovo. Vi allego qui sotto il programma. G.B.]

Castello Malaspina di Fosdinovo
maggio-settembre 2010
Seconda Edizione

Seconda edizione per CASTELLO IN MOVIMENTO, la manifestazione che si tiene da fine maggio a fine settembre 2010 nel Castello Malaspina di Fosdinovo, monumento simbolo di quella zona della Toscana racchiusa tra le coste del Tirreno, le colline della Lunigiana e le Alpi Apuane. E’ ideata dalla giovane coppia, Pietro Torrigiani Malaspina e Maddalena Fossombroni, che abita e gestisce il Castello, memoria storica del luogo e sua continuità nel presente.

Ulrike Draesner, Roma

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Nuove voci e prospettive della lirica contemporanea in Germania e Italia

Ulrike Draesner

Lettura e Tavola rotonda

mercoledì 26 maggio 2010, ore 19.30

Auditorium del Goethe-Institut
Via Savoia 15, Roma

Ingresso libero

traduzione simultanea

Info: tel. 06 8440051

info@rom.goethe.org
www.goethe.de/roma

Seminario e workshop sulla poesia contemporanea a Lecce – 31 maggio

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Lunedì 31 maggio
Presso l’Edificio Codacci Pisanelli dell’Università del Salento, a Lecce
Aula Ferrari, I piano, inizio ore 9 e 30 – si svolgerà un seminario sulla poesia contemporanea a cura di Fabio Moliterni e con la presenza di Andrea Inglese.

°

Siete tutti invitati a partecipare, considerando che non si tratta di un seminario più o meno accademico, ma di un incontro con un autore ‘giovane’ che ha molto da dire (e da ascoltare) su temi centrali della cultura letteraria italiana di oggi: la responsabilità etica, o politica, o civile dello scrittore – e del lettore; lo stato di salute della poesia contemporanea, nel rapporto con l’editoria e con l’idea dominante di letteratura; le prospettive di una scrittura ‘di ricerca’, tra prosa, poesia e altre espressioni possibili.

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A partire dalle 19 e 30, presso il Padiglione Chirico del Monastero degli Olivetani, l’autore terrà un workshop su “Poesia e nuove scritture”. Il workshop è a numero chiuso (max 15 persone) e in accordo con l’autore prevede un lavoro di gruppo di tipo laboratoriale su testi dell’autore e dei partecipanti, ma anche su quelli di altri scrittori contemporanei. Anche questa è un’occasione per un confronto, nè più nè meno: nessuna lezione di scrittura creativa, e invece un dialogo – un lavoro – per riflettere e fare il punto sulle possibili idee di letteratura e sulla pratica responsabile di una (possibile) scrittura di ricerca.

Provincere o morire

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incontro alla festa di Nazione Indiana, domenica 30 maggio, ore 14, al Castello Malaspina di Fosdinovo

a cura di Giacomo Sartori e Helena Janeczek con Vincenzo Pardini

L’Italia che si accinge – fra le polemiche- a celebrare i 150 anni della sua unità, sembra sempre più un’entità politica astratta: da superare per alcuni, per moltissimi un luogo che non suscita sentimenti di appartenenza più profondi e naturali del tifo per la nazionale ai mondiali di calcio. Forse anch’esso, stavolta, piuttosto tiepido.

Qualcosa – è evidente – è andato storto. Qualcosa ha fatto sì che pur con l’alfabetizzazione della tv di Stato nel dopoguerra e poi quella privata, pur con i grandi flussi di emigrazione storici da Sud a Nord e il loro inquietante, silenzioso ritorno in massa negli ultimi anni, l’Italia sia oggi un paese che non si conosce più. Un luogo dove i ragazzi di ogni provenienza volano in low-cost a Amsterdam, Parigi, Londra, Berlino, ma dove un ragazzo di Siracusa fatica a immaginare la vita di un suo coetaneo a Trento, a meno che non vi ci sia trasferito per studi o per lavoro. Ma forse questo vale già a una distanza assai minore.

Anteprima Fresco di Stampa – Giugno

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di
Francesco Forlani

Sul numero di Giugno di Fresco di Stampa dedicato a fisco e meridione.

PARDINI ALLA FESTA INDIANA

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[il grande Vincenzo Pardini sarà alla Festa Indiana (domenica 30 alle 14: Provincere o morire); nel frattempo ci concede questo suo testo, nel quale ci si aspetterebbe che spunti da un momento all’altro uno dei suoi stupefacenti eppur veracissimi personaggi e/o animali]

TRE GIORNI DI VENTO

Non mi era mai accaduto di convivere per tre giorni con un vento così forte e pieno di echi. Folate pressoché ininterrotte. Una catena di immensi respiri, frammessi da suoni e lamenti. Venivano dalle gole dell’Appenino bianco di neve, stagliato nel cielo plumbeo. Nonostante quelle spire, le nubi persistevano compatte come marmo.

Non ho voluto sapere s’era tramontana, grecale o libeccio. Era vento e basta. Forte e sottile da entrare nelle minime fessure di porte e finestre e spalancare, come avesse avuto mani,  usci di stalle e metati. Neanche i cani volevano venire fuori dalle cucce. I loro sguardi imploravano di voler stare al coperto. Anziché uccelli, vagolavano nell’aria foglie di castagno; vecchie foglie del sottobosco, marroni e sottili volteggiavano,  innalzandosi senza meta.

carta st[r]ampa[la]ta n.16

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di Fabrizio Tonello

Travolti dalla crisi greca, due settimane fa abbiamo dovuto rinviare alcune benevole considerazioni sulla lungimiranza e la capacità di analisi dimostrate dai quotidiani italiani nel riferire delle elezioni inglesi, cominciando dal Corriere della sera.

O Màgalo

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di Vito Bonito

I sangui i sangui – o Màgalo
canta i sangui
per qui non puoi
passare ma ogni tuo fallire
su le mie fiorire braccia –

o Màgalo
luce piangere perché non so
cantare perché mai luce
per te vedere ne la mia
morte che non muore
ne la mia
sempre illuminata morte
mia per te non vedere
piangere per me
questa luce
questa

***