
Dmitrij Dmitrievič Šostakovič [1906-1975]
Piccola Polka
da Suite per orchestra jazz n. 1 op. 38b [1934]
2 gennaio 1940
Quando gli inquirenti cominciarono ad applicare nei riguardi di me, inquisito, i loro metodi di azione fisica, aggiungendo ad essi il cosiddetto “attacco psicologico”, l’una e l’altra cosa provocarono in me un terrore così mostruoso da mettere la mia natura a nudo fino alle radici. I miei tessuti nervosi si dimostrarono vicinissimi al rivestimento cutaneo e la pelle si dimostrò delicata e sensibile come quella di un bambino; gli occhi furono capaci (dato il dolore fisico e il dolore morale per me intollerabile) di versare lacrime a fiotti. Mentre ero disteso sul pavimento a faccia in giù, scoprivo in me la capacità di dimenarmi e di contorcermi e di strillare come un cane bastonato dal suo padrone. Il secondino, che una volta mi conduceva indietro da un simile interrogatorio, mi chiese: “Non avrai mica la malaria?” tanto il mio corpo dimostrava la capacità di essere preso da un tremito nervoso. Quando mi sdraiai sulla branda e mi addormentai per andare poi di nuovo dopo un’ora a un interrogatorio che prima era durato 18 ore, mi svegliai, destato dal mio gemito e dal fatto che sobbalzavo sul letto come fanno i malati in delirio. La paura provoca il terrore, e il terrore spinge all’autodifesa. “La morte (o, certo!), la morte è meglio di tutto questo!”, dice tra se l’inquisito. Lo dissi tra me anch’io. E cominciai ad autoaccusarmi nella speranza che così facendo sarei finito al patibolo. E così è successo che sull’ultimo foglio dell'”incartamento” n. 537 sono apparse le terribili cifre dei paragrafi del codice criminale: 58, i punti 1a e 2. Vjaceslav Michajlovic [Molotov]! Lei conosce i miei difetti (ricorda che un giorno mi disse: “Lei cerca sempre di fare l’originale?!”), e chi conosce i difetti di un altro lo conosce meglio di chi ne ammira le virtù. Mi dica: può Lei credere che io sia un traditore della patria (un nemico del popolo), che io sia una spia, un membro di un’organizzazione trozkista di destra, un controrivoluzionario, che nella mia arte abbia fatto propaganda al trozkismo, che nel teatro abbia svolto (consapevolmente) un’attività ostile per minare le basi dell’arte sovietica? Tutto ciò è presente nell’incartamento n.537. Così come la parola “formalista” (nel campo dell’arte) divenne sinonimo di “trozkista”. Nell’incartamento n. 537 sono presenti i trozkisti: io, Il’ja Ehrenburg, Boris Pasternak, Jurij Oleša (quest’ultimo è pure terrorista), Šostakovic, Šebalin, Ochlopkov e così via.
Nota dal 2 gennaio 1940
Qui mi hanno picchiato – un vecchio malato di sessantasei anni. Mi mettevano con la faccia in giù, picchiavano con un cordone di gomma sui talloni e sulla schiena; quando io stavo seduto sulla sedia, con la stessa gomma mi picchiavano sulle gambe (dall’alto, con molta forza) e ancora dalle ginocchia fino alle parti superiori. Nei giorni successivi, quando queste parti del corpo erano invase dall’ampia emorragia interna, ancora picchiavano su queste ecchimosi con lo stesso cordone, e il dolore era tale, che, sembrava, che sulle parti ferite e sensibili delle gambe versassero l’acqua bollente (ed io urlavo e piangevo dal dolore). Mi hanno picchiato con questo cordone sulla schiena, sul viso, con slancio dall’alto…
13 gennaio 1940
Prigione di Butyrka
Il fatto, che io non abbia resistito, dopo aver perso qualsiasi autocontrollo, trovandomi nello stato di coscienza annebbiata, è stato rinforzato da un’altra causa terribile: immediatamente dopo l’arresto (20 giugno 1939) di me si è impossessata un’idea fissa che mi ha immerso nella peggiore depressione e cioè “vuol dire che alla causa serve così”. Comincia a convincermi che al Governo è sembrato che la punizione già applicata nei miei confronti (come la chiusura del teatro, lo scioglimento del collettivo, la requisizione dell’edificio che si stava costruendo, secondo il mio progetto, della nuova sede del teatro sulla piazza Majakovskij), la punizione, dovuta ai miei peccati denunciati dalla tribuna della Prima Sessione del Soviet Supremo, sia insufficiente, e che quindi io debba sopportare un’altra punizione, quella che adesso mi stanno applicando gli organi della NKVD. “Vuol dire che alla causa serve così” continuavo a ripetermi e di conseguenza il mio “io” si è spaccato in due persone. La prima si mise a cercare i delitti della seconda e quando non li trovava, si decise di inventarli. L’inquirente risultò un aiutante esperto ed efficiente in questa ricerca, e noi iniziammo a inventarli insieme, uniti… L’inquirente continuava a ripetere in modo minaccioso: “se non scriverai (il che significa inventare!), ti picchieremo di nuovo, lasceremo intatte soltanto la testa e la mano destra, tutto il resto lo trasformeremo in un pezzo di corpo informe, dilaniato, insanguinato”. Io ho firmato tutto fino al 16 novembre 1939. Io rifiuto queste deposizioni in quanto mi sono state estorte, e scongiuro Lei, Capo del Governo, mi salvi, mi restituisca la libertà. Amo la mia patria e ad essa darò tutte le mie energie degli ultimi anni della mia vita.
Vsevolod Mejerchold
[ Traduzione di Clara Strada Janovic, “Corriere della sera“, 11 giugno 1998, ripreso dal giornale “Sovetskaja cultura,” 16 febbraio 1989 (con alcune integrazioni) ]
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[ Vsevolod Emil’evič Mejerchol’d – piccolo padre del moderno teatro di regia – un nuovo tipo di lavoro sull’attore che trasvola il naturalismo ottocentesco ed anche lo psicologismo di Stanislavskij – già nel 1906 rivoluziona le convenzioni teatrali – elimina il sipario – passerelle collegano palcoscenico e pubblico – ruolo attivo dell’attore che da mattatore ottocentesco diventa parte del disegno collettivo – primitivismo dei gesti – scenografie non naturalistiche – collaborazione con gli artisti contemporanei – Rodčenko – Malevič – coinvolgimento del pubblico – eliminazione della “quarta parete” – gli attori si mescolano al pubblico – teatro a 360° – importanza della scenografia dal punto di vista simbolico e non naturalistico – lavoro sull’attore come lavoro sul corpo nello spazio – improvvisazione – uso di tecniche circensi – del teatro Kabuki&Commedia dell’Arte – rielaborazione e lavoro sul testo che viene ogni volta reinventato e smembrato – uso della musica come elemento di clima – di sogno – di scansione temporale – collaborazione con il musicista Šostakovič – il teatro come teatro politico ma non in senso propagandistico – arrestato e fucilato come “nemico del popolo” – non restò di lui nemmeno tomba dove portare un fiore ]
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[ A. M Ripellino – Il Trucco E L’anima. I maestri della regia nel teatro russo del novecento, Einaudi, 1965, pag 409 ]
[Piccola Polka da Shostakovich: Jazz & Ballet Suites; Film Music
Theodore Kuchar dirige la National Symphony Orchestra of Ukraine
Audio CD (January 25, 2005)
SPARS Code: DDD
Number of Discs: 3
Label: Brilliant Classics
ASIN: B00067GL5A]