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madre

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IPERSENSIBILITÁ

di Antonio Potenza
Da due mesi, ogni sera, la mia caviglia sinistra inizia a gonfiarsi come se qualcuno ci soffiasse dentro aria fresca. A guardarla dall’alto mi è subito parsa una zampa di elefante con quelle grinze orizzontali piuttosto scavate al livello del calcagno.

La caverna non è una muta

di Mariasole Ariot   O dovremo obbedire, e cavalcare con te fra gli annegati Dylan Thomas       Cui Cesar - Preludes - Moderato assai "  Al mattino fuoriesce un verme dalla bocca, annodato dalla notte che è di ottone, una tomba annuncia il sangue del mattino, mi sputa nella gola un meccanismo artefatto di parole, quando non sappiamo dirci e il corpo disfa per una comunicazione interna, fondersi con...

Una famiglia

di Cristian di Furia Un padre Quando otto anni fa mio padre è deceduto credevo mai più l'avrei rivisto: ieri invece mi ha telefonato per dirmi che era appena risuscitato. Poi ha chiuso, e io sono rimasto col telefono in mano. Poi ha richiamato e mi ha detto, ci vediamo? Quando, ho chiesto io. Ora, ha detto lui. Dove, ho chiesto io. Sotto casa, ha detto lui. Quale, ho chiesto io. Ma aveva già chiuso. E io sono...

mater (# 4)

di Giacomo Sartori   Più di tutto   amavi i libri i fiori i cieli i film chiacchierare viaggiare ridere ma più di tutto più di tutto adoravi sciare fin da ragazza fin dal fascismo su e giù e ancora giù l’aria cruda sugli zigomi giù e sempre giù leggera e intrepida nel riverbero cereo su e giù e su e poi di nuovo giù sulla scorza viscida dei grattacapi nel fondovalle (come tagliare il traguardo della fine del mese?) giù in ebbrezza vitalista (per non dire postfascista) giù nel bianco giù nell’azzurro   perfino molto anziana scivolavi lieve sulla pelle della neve   anche sui...

mater (# 3)

di Giacomo Sartori   come foglie di novembre   non mi dicevi ch’era morto l’amico d’una vita o l’ultraconfidente crollato un altro bastione dissertavi e divagavi murata nella logorrea (stizziti guizzi del mento)   le persone sparivano dalle tue frasi troppo tese come foglie di novembre da tralci traumatizzati   qualche spettro riafforava anni o decenni dopo fossile ben conservato carezzato con discrezione da un’altra era     eri molto bella   scavata e senza rossetto (l’odiato rossetto d’eccentrica borghesaccia d’acculturata baldracca) i capelli fini e candidi sovrimpressa ormai a tua madre eri più grave eri molto bella    cosa ci faccio   cosa ci faccio io...

mater (# 2)

di Giacomo Sartori   come facciamo con le sedie   come facciamo con le sedie ci tenevi tanto a regalarmele tu ma poi mancava il tempo per andare a sceglierle veniva la festa successiva avevo altre urgenze l’anno seguente ero  via il Natale dopo ancora mi faceva fatica   un po’ era anche per non farti spendere diciamola tutta (anche le vecchie accoglievano le chiappe stando un po’ accorti)   ridevamo di queste sedie che non arrivavano né a Natale né mai adesso come facciamo è il mio compleanno e il tempo lo avrei (scegliere è niente) tu...

mater

di Giacomo Sartori   poi ricordo   quando mi scopro stanco o le cose smottano mi dico che devo proprio chiamarti (il solito opportunista) poi ricordo che sei morta     la psicanalista mi dice   la psicanalista mi dice che da bambino m’hai preso in ostaggio sa che so ci tiene però a ribadirlo   non infierisce sul presente accarezza il coperchio della trappola terapeutica (e insomma retorica) posponendo l’affondo certo prematuro con magnanime inspirazioni d’umanesimo junghiano       le nostre chiamate   le nostre chiamate si avviticchiavano al tempo atmosferico e alle maniglie dei giorni in reciproca auscultazione dei carsi sotto le frasi   tu parlavi dei...

un’iniezione e via

di Giacomo Sartori t’ho sempre fatta aspettare e t’innervosivi non sopportavi l’inazione e i legacci dei legami melensi o plebei che li giudicassi (protofemminismo in salsa vitalista con afflati estetici ma anche mussoliniani: nevrosi novecentesche riassumeremmo oggi)   perfino stavolta ho tergiversato coi miei demoni: dispatie compensatrici di figlio del trauma quando vieni? m’hai chiesto (ombre di parole perentorie e materne nel telefono sospeso a mani d’altri)   avevi furia d’andare un’iniezione e via eri tanto stanca piumetta di nervi e ossicini (peraltro non miei) smaniosi di nozioni e romanzi fino sotto morfina (ancora e sempre) ho vissuto tanto…   mercoledì? ha brusito il filino roco ormai sfinito a Rosemarie Lange (“Piuma”),...

Ditele l’assenza

di Mariasole Ariot Ditele che il giorno ha smesso di parlare, ditele che quando lo scorrere del tempo si inarca la vita diventa processione, ditele che un bambino urla, ditele che la conta delle ore non fa testo, ditele che la testa è piena, ditele che le uova non hanno cornice, ditele che l’insonnia è un’armatura per restare, ditele che la parola si misura in grammi e non in metri,...

ma dove vai

di Giacomo Sartori ma dove vai con quei passetti cosa sgambetti ancora ti alleni con gravità di atleta su e giù per il giardino bimbina vecchia (quasi un secolo fascismo compreso!) adesso fermati la tua testa è troppo grande per quei tuoi ossetti

“Cari bambini dove siete e cosa vorreste da me”

#BadMommyDay2 di Francesca Matteoni   Pubblico un breve estratto dal mio saggio Il famiglio della strega sangue e stregoneria nell’Inghilterra moderna, che tratta della relazione fra il famiglio, spirito demoniaco spesso in forma animale, e la strega inglese. Fra tutti i casi, ben noti grazie alla grande produzione letteraria dell’Inghilterra moderna intorno ai processi, questo è forse quello che più mi ha toccato, con la disperazione disarmante di una donna, socialmente accettabile...

La luce prima, il turbamento poi

Lettera a Emanuele Tonon scritta da Alessandro Chiappanuvoli   Caro Emanuele, è quasi un mese ormai che ho finito di leggere La luce prima, ma finora ho aspettato a scriverne, seppure una reazione me l’abbia scatenata il tuo libro. Ho aspettato perché ho avuto un po’ di paura, lo confesso. Molti occhi in questo momento sono puntati su di te e il tuo nome circola sempre più spesso sulle bocche di esperti del...

Quali politiche per il museo di arte contemporanea?

di Michele Dantini Annus horribilis. Il 2012 è stato funesto per la gran parte dei musei di arte contemporanea italiani, e il 2013, con le roventi polemiche destatesi attorno al Maxxi o il conflitto tra AMACI e CdA sulla conduzione del Castello di Rivoli, è iniziato sotto auspici persino peggiori. La “crisi” non è solo locale: rimanda a una flessione globale di autorevolezza e prestigio del contemporaneo, accompagnata da perplessità...

Nuovi autismi 21 – Mia madre

di Giacomo Sartori Mia madre ogni tanto muore, perché a novant’anni passati è abbastanza frequente morire. Poi però in genere resuscita. Insomma, finora è sempre resuscitata. Ricomincia a dire follie, ricomincia a andare al cinema. È appassionata di cinema, vede tutti i film che escono, compresi quelli che non sembrerebbero i più adatti per una signora di novanta e passa anni. E se la stai a ascoltare te li racconta...

Ogni tre passi

di Piero Sorrentino Parliamo di mia madre. Ha sessantadue anni. Da due mesi non sa più camminare. Dice che lo ha dimenticato. È successo una mattina; stava camminando, nel modo normale che abbiamo tutti di camminare, un passo, un altro passo, un altro ancora e così via; a un certo punto si è fermata e non è più andata avanti. Mio padre era con lei, era lì, dice che non...

sette quattordici ventotto

di Chiara Valerio Non ho niente in mano. Fossi un illusionista sarebbero cinque parole sorprendenti, di più, sarebbero un sipario, avrei addosso gli occhi di tutti, lucidi e pronti a stupirsi per la comparsa di un coniglio o di un mazzo di fiori, magari di una colomba. Io preferirei i fiori. Rossi gialli e bianchi, grandi e callosi, niente rose, niente verde. Le rose si sciupano e il verde imbrunisce....

Tre personaggi in cerca d’amore

di Sergio Garufi Nicole vive col marito Martino e la figlia Arianna in un piccolo appartamento di una casa di ringhiera. Hanno appena finito di cenare. Lui è andato nello studiolo a stampare alcuni preventivi che gli serviranno l’indomani e Arianna si è chiusa in camera sua, ha mandato un sms a un’amica di scuola e si è messa a ballare con la musica di Viva la vida dei...

Opere italiane # uno / ineditifrastici

di Danilo Pinto. Che è la morte, che con Wittgestein e con Webern m'intingo la lenzuola di Capranica, con Fano azimo io solo sola, io santo santa, la puttana manca e cielo di spugna assorbe, il fango-mare, bariccamente Turin. Osvald allo sparo di mosche cossuiane, al martello puntacuda, semel in anno licet inculare. Ti mostro la signora madre, all'agnolotto superiore, Arcimboldo di verzure. Ocelot, ottentott che sia joy, la divisione di Merlot, la patristica, la serva, la sura la mellata,...

Inediti

di Antonella Pizzo Da: Di lievi deliqui e smarrimenti I Regina madre che al castello sgravasti cuore di tortora e leone beati i poveri di spirito che non hanno visto il pozzo di petrolio e l’oro ricoprire gli abiti delle donne bionde brune rosse passionarie ossa d’anoressiche donzelle sulle passerelle coi trampoli non hanno raccolto il passo in minimal style valentino l’ultima moda di tatuaggi e pearcing che non hanno segnato le nuche sottili ed il profumo dalla traslucida...

Le ragioni del ritorno

Eraldo Affinati risponde a Massimo Rizzante Massimo Rizzante Comincerei da una delle tue ultime fatiche, Compagni segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori (Fandango, Roma 2006). Questo libro – anche se ha una parte letteraria dedicata agli scrittori che formano il tuo «museo immaginario» – assomiglia alle tue opere precedenti (spesso alla frontiera tra finzione e documento). Anche qui sei presente come autore e allo stesso tempo come protagonista. Da una...

Un ricordo improbabile

di Massimo Rizzante Dirò subito che ho incontrato una sola volta il grande “Jaufrè”, come lo chiamava Montale. Ricordate: Jaufrè passa le notti incapsulato in una botte. Alla primalba s’alza un fischione e lo sbaglia. Poco dopo c’è troppa luce e lui si riaddormenta Quando un incontro importante resta unico, ogni gesto, ogni parola, ogni dettaglio della scena prende un’aria poetica. Era l’estate del 1982. Credo luglio o agosto. Non avevo ancora diciannove anni. Ero seduto...

La bellezza andrà all’inferno? Lettera a Ornela Vorpsi

di Massimo Rizzante 1 Cara Ornela, ho letto Il paese dove non si muore mai (2004). Ho letto anche la tua seconda opera, Buvez du cacao Van Houten! (2005), che non è ancora stata pubblicata in Italia. Infine, La mano che non mordi (2007). Nel primo romanzo, dedicato interamente al tuo paese d’origine, l’Albania, il paese in cui la parola «paura» è priva di significato – mentre la parola «umiltà» è perfino assente...

I liquidi di Dio

di Anne Carson traduzione di Antonella Anedda IO Sento un leggero click nel sogno. La notte scroscia il suo rubinetto d’argento lungo il dorso. Ore 4. Mi sveglio. Pensando all’uomo che andò via in Settembre. Il suo nome era Legge. Il mio viso nello specchio del bagno è striato di bianco. Mi lavo e torno a letto. Domani andrò da mia madre. LEI Lei vive in una brughiera del nord. Vive sola. La primavera laggiù si apre a rasoio. Viaggio tutto il giorno in treno con...

Flaubert Dry

di Omar Viel L’éducation sentimentale era un pre-dinner a base di bourbon e Martini servito in un’ampolla chiusa a forma di mammella. Qualcuno lo ordinava solo per l’ampolla. Era un contenitore grosso come la tetta di una vacca olandese, molto leggero, e si maneggiava usando una sottile impugnatura simile a quella dei boccali da birra. Tra i riflessi del cristallo il liquido fluttuava e schiumava, uscendo a spruzzi da un...

Una madre che piange, o il suo Spettacolo

  di Marco Rovelli  Le vedo piangere, le madri. Mi stanno ad un passo, davanti agli occhi. Così vicine che potrei asciugargli le lacrime. Ma non lo faccio. Una madre che piange è sacra. Nel senso che è separata, intoccabile, inavvicinabile. Quando hai davanti una madre che piange l'irredimibile assenza del figlio, è come smisurata. Non sai neppure come potresti abbracciarla. Ti pare di avere davanti il dolore infinito, infinito e...
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