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Tutte le mele di un peccato

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ragnatela_mggiano

di Alessio Arena

“ … E io porrò inimicizia tra te e la donna
e fra il tuo seme e il seme di lei,
esso ti schiaccerà il capo,
e tu ferirai il suo calcagno ”

Genesi 3:15

Quando passai sull’altro marciapiede di Santa Teresa stavo piangendo.
Pensavo non ci fosse rimedio per il problema delle cartelle cliniche e inoltre avevo quella precisa sensazione, che ti capita quando non c’è rimedio per qualcosa, di aver perso qualcosa dalle tasche (che qualcuno me l’aveva rubata).
Erano già diversi giorni che non vedevo Loreto, e forse era colpa sua, forse mi ricordai di quello che aveva detto nel preciso istante in cui il generalecappabianca, svincolandosi con la sua zampetta tremante in mezzo alle sedie, aveva fatto cadere la zuppa del bambino che si stava raffreddando sul quel suo tavolino giocattolo, e io mi ero sentito un poco colpevole per aver consigliato poco prima di tirarlo fuori dal bagno, dal momento che il povero generale si sarebbe ammalato di più a stare un altro giorno chiuso là dentro.

A gamba tesa: Sergio Bologna

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Sergio mi ha appena mandato questo suo testo. Lo giro a voi sicuri di fare cosa grata. Effeffe
ps
Ne approfitto per ringraziare quanti su segnalazione o spontaneamente hanno linkato, copiaincollato, fotocopiato il testo di Sergio Bologna. Grazie a loro si sono sviluppati commenti, discussioni altrettanto interessanti quanto quelle che si sono lette e viste qui. Tanto per cominciare,
Centro Studi Franco Fortini ovvero l’Ospite Ingrato
a seguire:

Georgiamada
In sonno e in veglia
Scriptavolant
Il primo amore
Bellaciao
Come Don Chisciotte
Annarita Briganti
Tabard
GMANE
Scritti inediti
Roma Indymedia
Caparossa
Senza soste
Bianca Madeccia
Melpunk
…e tanti altri che invito a segnalarsi nei commenti. Grazie a tutti.

Toxic asset – toxic learning
di
Sergio Bologna
Nello spirito del ’68 – senza nostalgie nè tormentoni
(dopo un incontro all’Università di Siena, organizzato dal Centro ‘Franco Fortini’ nella Facoltà di Lettere occupata, il 6 novembre 2008)

State vivendo un’esperienza eccezionale, l’esperienza di una crisi economica che nemmeno i vostri genitori e forse nemmeno i vostri nonni hanno mai conosciuto. Un’esperienza dura, drammatica, dovete cercare di approfittarne, di cavarne insegnamenti che vi consentano di non restarvi schiacciati, travolti. Non avete chi ve ne può parlare con cognizione diretta, i vostri docenti stessi la crisi precedente, quella del 1929, l’hanno studiata sui libri, come si studia la storia della Rivoluzione Francese o della Prima Guerra Mondiale.
Ho letto che l’Ufficio di statistica del lavoro degli Stati Uniti prevede che nel 2009 un quarto dei lavoratori americani perderà il posto.
Qui da noi tira ancora un’aria da “tutto va ben, madama la marchesa”, si parla di recessione, sì, ma con un orizzonte temporale limitato, nel 2010 dovrebbe già andar meglio e la ripresa del prossimo ciclo iniziare. Spero che sia così, ma mi fido poco delle loro prognosi.

Torno da un congresso che si è svolto a Berlino dove c’erano i manager di punta di alcune delle maggior imprese multinazionali, con sedi in tutto il pianeta, gente che vive dentro la globalizzazione, che dovrebbe avere il polso dei mercati, gente che tratta con le grandi banche d’affari e con i governi. Mi aspettavo un po’ di chiarezza, qualche prognosi meditata. Balbettii, reticenze, sforzi per minimizzare, qualcuno che fa saltare la conferenza all’ultimo minuto perché richiamato d’urgenza. Pochissimi quelli che hanno parlato chiaro dicendo che la cosa è molto seria, che nessuno sa come andrà a finire e che le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

Tre poesie da “Per chi non è caduto”

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di Geoffrey Hill

traduzione di Marco Fazzini

[Per chi non è caduto. Poesie scelte 1959-2006, luca sossella editore, Roma 2008.]

For the Unfallen [Per quelli che restano], 1959 

The Guardians 

The young, having risen early, had gone, 
Some with excursions beyond the bay-mouth, 
Some toward lakes, a fragile reflected sun. 
Thunder-heads drift, awkwardly, from the south; 
The old watch them. They have watched the safe 
Packed harbours topple under sudden gales, 
Great tides irrupt, yachts burn at the wharf 
That on clean seas pitched their effective sails. 
Thereare silences. These, too, they endure: 
Soft comings-on; soft after-shocks of calm. 
Quietly they wade the disturbed shore; 
Gather the dead as the first dead scrape home. 

Chi sta dentro sta dentro e chi sta fuori sta fuori

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[Il presente contributo di Morelli si inserisce nello spazio dell’affaire «Allegoria», che ha già prodotto gli interventi di Donnarumma, Policastro, Inglese, Milani e Rizzante. dp]

di Paolo Morelli

Un paio di anni fa, prima dell’estate, in un paese sul lago di Bracciano si sono accorti che l’inquinamento delle acque prospicenti superava il livello consentito per la balneazione. Subito hanno convocato un consiglio comunale, durante il quale hanno alzato i parametri del livello consentito, aprendo così la stagione balneare. Un mio amico che ci abita mi ha detto che pure il sindaco e gli assessori si bagnavano con tutta la famiglia.
Abbiamo qui un esempio di realtà, la prova che la realtà è un fatto di proporzioni, e pure un fatto di maggioranza. È come la democrazia per esempio, e come la democrazia tende a infiacchirsi e poi in sequenza a irrigidirsi. La realtà oggi è come l’identità regionale per esempio, un angolo ritenuto sicuro nel quale rifugiarsi e difendersi dalla ‘confusione’. È come la razionalità, nella fissazione che tutto il reale sia razionale. La realtà è una malattia che hanno tutti o quasi, quindi nessuno se ne accorge.

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 16

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[18 immagini + lettere invernali per l’autunno; 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14]

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,

non dico che tutto questo
non sia servito a nulla,

detto oggi, di 25 dicembre, una data non certo
anodina, anche se difficile

dire perché, per quale diverso sovrapporsi
di piccole apparizioni, di entrate in scena,
di tuffi fuori dal cono di luce, di dimenticanze
di guanti o chiavi, all’ultimo momento,
o di partenze senza gomme di scorta, o con i cani
già ammalati, con le piaghe che peggiorano
ad ogni chilometro

eppure

basterebbe anche questo:

FINZIONI

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[ img © ,\\’ ]

 

di Nadia Agustoni

“SEMPRE SOFFIAVA il vento e sempre faceva buio
e sempre la voce lontana arrivava ai suoi orecchi: “una
vita intera”… “una vita intera…”.

Sul muro di fronte le ombre degli alberi danzavano come
su uno schermo.”

Odisseas Elitis; Diario di un invisibile aprile

L’estate è finita. Sul tavolo c’è un accumulo di libri e riviste. In Diario n. 14/15 leggo un racconto di Tom McCarthy su Patricia Hearst  “la ragazza che rappresenta l’America”. Le suggestive righe finali rievocano la morte, tra fuoco e colpi di fucile, del commando dei simbionesi che la rapì e di cui lei entrò a far parte. Con loro, come è noto, la Hearst partecipò a una rapina. Le sue foto in azione fecero il giro del mondo. Nel momento in cui l’FBI individuava il gruppo Patricia era fuori a fare provviste. Più tardi, sola in un motel, guarderà in tv la fine dei suoi compagni. 

Senza titoli aggiuntivi

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di Giuseppe Rizza

Dovrei rispondere così, ogni volta che mi chiedi
ma tu quindi allora come stai dunque
io sto potrei dirti così: A
felice
o se preferisci, anche così: S
felice
sempre meglio
a mio modo di: IN
felice
che presuppone di essere dentro se non alla felicità
almeno a un uomo felice
come da preposizione non articolata.
L’atarassia è una degenerazione dell’ipotalamo
uno dei primi a volerne soffrire
nel mondo latino, fu quel noto scrittore d’atomi
libro 2, versi 7-13
il quale diceva fra sé e sé:
mi voglio godere lo spettacolo
e nel parlarne si tagliava i polsi.

***

Urbanità 6

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di Gianni Biondillo

Parlare di case popolari pare sia davvero poco chic. I miei colleghi architetti preferiscono discutere dell’ultimo museo della archistar di turno, piuttosto che dei problemi abitativi della stragrande maggioranza degli italiani. I quali, grazie a una politica abitativa suicida che non costruisce più edilizia sociale da circa trent’anni, hanno dovuto obbligatoriamente optare per l’ acquisto della casa, data l’assurdità del costo degli affitti.

Un prodotto assolutamente inedito in natura [Opere su carta di Isabella Ducrot]

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di Chiara Valerio

Io amo molto i saggi. Domandare astrusa e ricevere risposte coerenti.
Certe volte poi mi piace afferrarne qualcuno per farmi raccontare e basta. Come un bambino indifferente a novità e ripetizione la cui unica domanda sia E come continua?. Ne La matassa primordiale, Isabella Ducrot, con le parole tessili che stanno sulla pagina flessuose e ieratiche quanto i colori e collage di stoffa sulle [sue] tele, non solo mi ha detto come continua ma mi ha spiegato, da Cloto a Penelope, fino a Lhasa, che il filo del discorso, come quello del tessuto è tendenzialmente illimitato. Che quando si dice (…) il filo del discorso o perdere il filo del ragionamento si dà per scontato che questo filo sia qualcosa di continuo e di irreversibile. Che (…) le metafore tessili perderanno la loro ragione di essere nel momento in cui il tessuto verrà sostituito da composti compatti (…).

La fame di realtà e l’immaginazione romanzesca

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di Massimo Rizzante

Questo pezzo è uscito quest’anno con molti altri in “Finzione e documento nel romanzo” a cura mia, di Walter Nardon e Stefano Zangrando, Università di Trento, Trento. Il libro raccoglie il frutto di un anno di studi e incontri organizzati dal SIR (Seminario Internazionale sul Romanzo). Spero possa contribuire al dibattito su romanzo e realtà che da qualche tempo arricchisce le pagine di nazioneindiana.

1. Una volta Roland Barthes, in La mécanique du charme, ha scritto che Italo Calvino era in grado di elaborare «un tipo di immaginazione molto particolare: quella che, in fondo, si trova in E. A. Poe, e che si potrebbe definire l’immaginazione di una certa meccanica o la relazione tra l’immaginazione e la meccanica».
Che cosa voleva dire? Cercava di esplorare da vicino una nozione di «immaginazione» diversa da quella romantica, spontanea, piena di fantasmi: un’idea d’immaginazione come capacità di sviluppare un racconto in modo logico ed elegante («charmant») in cui una situazione apparentemente irreale si trasforma, attraverso una perfetta meccanica immaginativa (Barthes usa la metafora della «joute», la giostra dei tornei cavallereschi), in una situazione implacabilmente «reale».

Castel Volturno, Africa occidentale

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[youtube:http://it.youtube.com/watch?v=eTj4qjC4akM]

[ Miriam Makeba è morta ieri notte dopo un concerto contro il razzismo e la camorra, in solidarietà a Roberto Saviano. Trent’anni di esilio dal Sudafrica dove era nata 76 anni fa, un matrimonio con l’attivista dei “Black Panthers” Stokely Carmichael, Makeba ha cantanto con Harry Belafonte e con Paul Simon e ha cantato in occasione dell’incontro fra Muhammed Alì e George Foreman in Zaire. La donna che era chiamata Mama Afrika si è esibita davanti a poche persone, ha intonato “Pata Pata”, la sua canzone più famosa, e poi si è sentita male: a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, Soweto d’Italia. ]

di Maurizio Braucci

“Quinto comandamento. Tu non uccidere.”. Il foglio bianco è attaccato sul muro di fianco alla saracinesca serrata, tra pagine di preghiere coraniche. La scrittura a mano, frenetica, ad inchiostro blu, continua per una ventina di righe “Cari fratelli africani, perdonateci se siamo una razza di cani muti e anche sordi”. In calce, per testimoniare che non è vero che siamo tutti uguali, la firma è “una cristiana di Casal di Principe”. Al numero 1083 della Strada Statale Domitiana, sulla soglia della sartoria dove un mese fa il clan dei casalesi ha massacrato 6 giovani immigrati, ci sono altrettanti mazzi di fiori, numerosi biglietti con preghiere in inglese ed un libro sull’uso sociale dei beni recuperati alla camorra.

I motivi d’indignazione. Appunti su “L’Italia sepolta sotto la neve” di Roberto Roversi

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[Questo articolo, associato ai testi di Roberto Roversi, è stato pubblicato sul sito L’ospite ingrato]

di Fabio Moliterni

L’ultimo poema di Roberto Roversi sembra presentarsi costitutivamente – vista la stesura pluridecennale che l’accompagna(1) – in quanto summa e specimen di un intero percorso poetico. Questo vale per una serie di motivi che cercherò di sintetizzare, e che fanno per investire o interessare tanto il piano formale della poesia roversiana quanto quello che inferisce la sin troppo nota vicenda editoriale delle sue opere: tal che, a colorarsi di fama faticosamente conquistata – sebbene al prezzo di un certo schematismo e pressappochismo critico-esegetico – non è (ancora) la densità e la natura in sé della lirica di Roversi, semmai è il suo coerente posizionarsi, anche nella stessa prassi della distribuzione-veicolazione dei testi, all’opposizione (o in alternativa, o lontana) dalle strutture istituzionali del mercato culturale(2).

Sincronie 2008 – Orizzonte degli eventi

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A Milano dall’8 al 15 novembre.

Sincronie realizza dal 2002 eventi a partire da un tema ogni anno diverso con cui porre la tradizione musicale occidentale in contatto con il pensiero, i linguaggi e la tecnologia del mondo contemporaneo.
Per il suo quinto anno di attività Sincronie diventa una mini rassegna che anticipa il 2009 Anno Internazionale dell’Astronomia con tre eventi dedicati alla relazione tra musica, cieli e astronomia.

8 Novembre 2008 ore 21
ORIZZONTE DEGLI EVENTI
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
Via San Vittore 21, Milano

Innaturale?

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di Franco Buffoni

Per secoli si pensò che la condizione dei mancini fosse “innaturale” e si cercò di correggerla, di “guarirla”. Furono oggetto di grandissima ostilità. E anche per loro – poi – si fece l’elenco dei grandi uomini, artisti o condottieri, che lo erano o lo erano stati. Anche per loro si sfoderarono percentuali: si dice che fossero (e che siano) attorno al quindici per cento, mentre gli omosessuali sono quotati al dieci. Cinque milioni di italiani, secondo le stime Eurispes. L’analogia potrebbe proseguire con la categoria dell’ambidestro, che varrebbe il bisessuale. Mi domando: siamo ancora a questo punto? Chi decide che cosa è naturale e che cosa non lo è? Gli scienziati, i preti, il comune buon senso? Davide Rondoni?
E ancora: ammesso che si possa definire ciò che è “naturale”, domando a mia volta: ciò che “naturale” è di per sé sempre e comunque cosa buona e giusta? E’ naturale produrre il fuoco, mungere e addomesticare gli animali, arare il suolo, produrre frutti attraverso innesti, far fermentare l’uva? E’ naturale produrre energia, fabbricare plastica, telefonare, accendere la luce?

Mostra di Cristina Annino

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Biblioteca Pier Paolo Pasolini

Personale di Cristina Annino

8-29 novembre 2008
9,00-13,00 – 15,00-18,30

Vernissage 8 novembre ore 17,00

La filosofia politica come arte della disobbedienza

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[Pubblico il testo della lezione che Lorenzo Bernini ha tenuto in Galleria Vittorio Emanuele a Milano il 31 ottobre 2008, corredato da fotografie di Giovanni Hänninen che documentano la manifestazione tenutasi a Milano in occasione dello sciopero della scuola del 30 ottobre e le “lezioni in piazza” tenutesi in piazza Duomo e in Galleria Vittorio Emanuele il 24 e il 31 ottobre. Le “lezioni in piazza” sono un’iniziativa organizzata dagli studenti e dai docenti (strutturati e precari) dell’università per dare visibilità alla protesta in atto contro la “riforma” della scuola stabilita dal “decreto Gelmini” (decreto-legge 137) divenuto legge il 29 ottobre, e contro i “tagli” all’università previsti dalla legge finanziaria (legge 133). L’iniziativa sarà estesa, a partire da questa settimana, anche ad alcune piazze delle periferie di Milano: il 12 novembre a partire dalle 16:30, su invito del comitato inquilini Molise-Calvairate-Pozzi, mobilitato contro il rincaro degli affitti delle case popolari, si terranno lezioni in piazza Insubria. Il 14 novembre è previsto lo sciopero dell’università e della ricerca, con corteo nazionale a Roma.

Per il ventennale di “Testo a fronte”

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Tradurre l’Altro, Tradurre sé: Vent’anni di “Testo a fronte”

11 novembre 2008

Università IULM

Aula Seminari – via Carlo Bo 1 – 20143 Milano

giornata di studio sulla traduzione letteraria in occasione del ventennale di fondazione della rivista TESTO A FRONTE, ed. Marcos y Marcos.

Interverrano – tra gli altri – Lawrence Venuti, Giulia Lanciani, Gabriele Frasca, Edoardo Zuccato. Franco Buffoni, direttore della rivista, parlerà di teoria della traduzione alle h12; Andrea Inglese, curatore del numero mongrafico su Beckett, interverrà alle h 15.

Una raccolta preziosissima

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di Giovanni Cossu

E che io dica di lui come se fosse corpo, ancora sì come se fosse uomo, appare per tre cose che dico di lui.
DANTE, Vita Nuova, XXV.

Diogene Reiteri sembrava un avvoltoio, appollaiato a due metri da terra, su quello scranno dalle cui altezze doveva controllare le scolaresche in visita alla sezione del museo, dove si trovavano esposte le mirabili serie di preparati anatomici in cera: una raccolta preziosissima, come diceva la guida del T.C.I. del ′74.
Né questo era l’unico compito a lui affidato.
Perché con una lunga pertica, imbracciata quasi asta di battaglia come un santogiorgio nel pieno delle sue facoltà, doveva, oltre che colpire con decisione i più ribelli all’ordine e al silenzio – di solito annidati nei punti più lontani delle interminabili file – anche illustrare le caratteristiche salienti, sia dal punto vista funzionale che del metodo costruttivo, di quei preziosi manufatti.
Naturalmente indicandoli, perché qualcuno non scambiasse l’una cosa con l’altra.

Della serie : femmine toste (II)

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di
Bianca Madeccia

«La donna deve obbedire, nel nostro Stato essa non deve contare». «La Patria si serve anche spazzando la propria casa». «La donna ideale deve diventare tre, cinque, dieci volte mamma». Premi di natalità, tasse sui celibi, medaglie e menzioni per le madri prolifiche. Fu una campagna martellante quella che Mussolini impose alle donne. L’Italia per diventare una grande potenza aveva bisogno di molti figli: bisognava perciò obbligare le madri a restare a casa per procreare. E intanto la pubblica amministrazione provvedeva a emarginarle, le università alzavano le tasse per le studentesse, i salari delle operaie venivano ridotti del 65 per cento.
Quattordici, sedici, diciotto”. Novantatré donne sfilano in rassegna mentre l’altoparlante scandisce non il loro nome ma il numero dei figli.

Le termiti della ricerca

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di Sergio Pistoi

Metastasi. E’ proprio la parola che ho sentito usare più spesso dai ricercatori più bravi e giovani. Solo che non parlano di cellule maligne, ma di loro stessi. Il laboratorio dove lavorano, quelli che ci stanno dentro, sono metastasi in un organismo, l’ateneo, il dipartimento, che se non li rigetta, al massimo li tollera. Metastasi buone, tumori al contrario, che invece di drenare risorse ne portano, tante, attirando finanziamenti esterni, anche dall’estero. Che nutrono il loro ospite di preziose pubblicazioni, alzando la media della produttività e abbassando quella dell’età. Come in una simbiosi imperfetta, questi corpi estranei danno molto al loro ospite e in cambio prendono poco.

Parlando di scrittura con John Banville

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di Gianni Biondillo

[Questa chiacchierata con John Banville, che è stata pubblicata su L’Unità del 15.10.2008, era programmata in altra data. Ma credo possa essere un buon contributo alla questione teorica che si sta dibattendo in questi giorni su NI, grazie alle parole di Cortellessa, Donnarumma, Policastro, Inglese e di buona parte degli arguti commentatori. Fra questi c’è chi chiedeva l’opinione degli scrittori. Banville, mostrando la sua bottega, involontariamente propone degli stimoli sui quali, credo, si possa meditare. G.B.]

Non sono un giornalista, non ne ho il talento. Sono soprattutto un lettore. Non so bene come si intervisti un autore come John Banville, uno fra i più importanti in lingua inglese, vincitore del Booker Prize, amato da autori del calibro di Don DeLillo o di Martin Amis. Mentre gli stringo la mano glielo dico. “Bene, vorrà dire che non mi chiederai qual è la mia boyband preferita”. Neppure ci pensavo. Esistono piccole realtà territoriali, invece gli dico, come l’Irlanda o Israele, che hanno saputo produrre letteratura di livello globale.