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Corsi di introduzione alla cultura e alla degustazione del tè

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Iniziano le attività didattiche autunnali dell’Associazione Italiana Cultura del Tè con

IL MONDO DEL TE’
Introduzione alla cultura e alla degustazione del tè
Corso in 3 lezioni di tre ore.

Triptyque (tre movimenti)

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Franz Krauspenhaar, Alexandra Petrova, Paolo Ruffilli

La lezione degli studenti

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di Beppe Sebaste

Chi si trovasse in questi giorni nelle scuole e nelle università, occupate e variamente animate dalle proteste di studenti e docenti, incontrerebbe persone che incarnano, in spirito e lettera, la vocazione dello studio e del sapere. Studenti e docenti difendono la dignità e l’autonomia della conoscenza dalla semplificazione, leggi distruzione, di una politica finanziaria cieca al futuro. Lezioni all’aperto, apertura delle cittadelle accademiche alla città di tutti: chi protesta non ha nulla da nascondere, anzi. Sono privi di ideologia, ma molto consapevoli: “E’ la politica che si è allontanata da noi. Noi facciamo la vera politica”, mi hanno detto. Ma alla notizia che il primo ministro ha minacciato di sgomberare con la polizia, cioè introducendo violenza, le scuole e le università teatro di questa civile protesta e sperimentazione, una studentessa della Sapienza di Roma è allibita: “Vogliono trattarci coma la spazzatura di Napoli”.

Io volevo andare a New York

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di Marco Candida

Il 10 ottobre – adesso che scrivo è giovedì 23 ottobre – mi sono presentato allo Stanford Centre di Grand Forks in North Dakota per iscrivermi a un corso di inglese per immigrati.
Per raccontare come è avvenuta l’iscrizione, però, devo subito fermarmi e fare un paio di salti indietro.
Sono arrivato negli Stati Uniti Venerdì 4 ottobre. Aeroporto O’Hare. Chicago. Prima di atterrare, sull’aereo stewart e hostess hanno distribuito ai passeggeri moduli bianchi e moduli verdi. Io ho compilato un modulo bianco. Proprio per aver compilato questo modulo, però, una volta arrivato all’aeroporto sono stato trattenuto alla dogana. Un agente messicano che mi parlava in portoghese mi ha spiegato che per dimostrare di essere un lavoratore e non soltanto un turista avrei dovuto mostrare alla dogana un documento che lo provasse.

Il fabbricatore di parole

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di Francesca Serafini

Pare che una volta, commentando un romanzo di Antonio Bresciani che gli era stato consigliato, Manzoni abbia ammesso di non aver superato i primi due periodi, apparsi ai suoi occhi come gendarmi che gli intimassero di non andare avanti. Quello con cui si apre il primo capitolo del romanzo d’esordio di Giorgio Vasta – appena dopo un rapido elenco di cose che ci sono, tra cui significativamente anche “i nomi” – potrebbe provocare lo stesso effetto-barriera per un oltranzista della verosimiglianza linguistica: «Ho undici anni, sto in mezzo a gatti divorati dalla rinotracheite e dalla rogna».

A cento passi dal Municipio

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di Gianni Barbacetto
I boss stanno a cento passi da Palazzo Marino, dove il sindaco di Milano Letizia Moratti lavora e prepara l’Expo 2015. O li hanno già fatti, quei cento passi che li separano dal palazzo della politica e dell’amministrazione? Certo li hanno fatti nell’hinterland e in altri centri della Lombardia, dove sono già entrati nei municipi. Comunque, a Milano e fuori, hanno già stretto buoni rapporti con gli uomini dei partiti.

Vsevolod Ėmil’evič Mejerchol’d [28 gennaio 1874 – 2 febbraio 1940(?)]: LA MORTE È MEGLIO DI TUTTO QUESTO

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Dmitrij Dmitrievič Šostakovič [1906-1975]
Piccola Polka
da Suite per orchestra jazz n. 1 op. 38b [1934]

 


2 gennaio 1940

Quando gli inquirenti cominciarono ad applicare nei riguardi di me, inquisito, i loro metodi di azione fisica, aggiungendo ad essi il cosiddetto “attacco psicologico”, l’una e l’altra cosa provocarono in me un terrore così mostruoso da mettere la mia natura a nudo fino alle radici. I miei tessuti nervosi si dimostrarono vicinissimi al rivestimento cutaneo e la pelle si dimostrò delicata e sensibile come quella di un bambino; gli occhi furono capaci (dato il dolore fisico e il dolore morale per me intollerabile) di versare lacrime a fiotti. Mentre ero disteso sul pavimento a faccia in giù, scoprivo in me la capacità di dimenarmi e di contorcermi e di strillare come un cane bastonato dal suo padrone. Il secondino, che una volta mi conduceva indietro da un simile interrogatorio, mi chiese: “Non avrai mica la malaria?” tanto il mio corpo dimostrava la capacità di essere preso da un tremito nervoso. Quando mi sdraiai sulla branda e mi addormentai per andare poi di nuovo dopo un’ora a un interrogatorio che prima era durato 18 ore, mi svegliai, destato dal mio gemito e dal fatto che sobbalzavo sul letto come fanno i malati in delirio. La paura provoca il terrore, e il terrore spinge all’autodifesa. “La morte (o, certo!), la morte è meglio di tutto questo!”, dice tra se l’inquisito. Lo dissi tra me anch’io. E cominciai ad autoaccusarmi nella speranza che così facendo sarei finito al patibolo. E così è successo che sull’ultimo foglio dell'”incartamento” n. 537 sono apparse le terribili cifre dei paragrafi del codice criminale: 58, i punti 1a e 2. Vjaceslav Michajlovic [Molotov]! Lei conosce i miei difetti (ricorda che un giorno mi disse: “Lei cerca sempre di fare l’originale?!”), e chi conosce i difetti di un altro lo conosce meglio di chi ne ammira le virtù. Mi dica: può Lei credere che io sia un traditore della patria (un nemico del popolo), che io sia una spia, un membro di un’organizzazione trozkista di destra, un controrivoluzionario, che nella mia arte abbia fatto propaganda al trozkismo, che nel teatro abbia svolto (consapevolmente) un’attività ostile per minare le basi dell’arte sovietica? Tutto ciò è presente nell’incartamento n.537. Così come la parola “formalista” (nel campo dell’arte) divenne sinonimo di “trozkista”. Nell’incartamento n. 537 sono presenti i trozkisti: io, Il’ja Ehrenburg, Boris Pasternak, Jurij Oleša (quest’ultimo è pure terrorista), Šostakovic, Šebalin, Ochlopkov e così via.

 
Nota dal 2 gennaio 1940

Qui mi hanno picchiato – un vecchio malato di sessantasei anni. Mi mettevano con la faccia in giù, picchiavano con un cordone di gomma sui talloni e sulla schiena; quando io stavo seduto sulla sedia, con la stessa gomma mi picchiavano sulle gambe (dall’alto, con molta forza) e ancora dalle ginocchia fino alle parti superiori. Nei giorni successivi, quando queste parti del corpo erano invase dall’ampia emorragia interna, ancora picchiavano su queste ecchimosi con lo stesso cordone, e il dolore era tale, che, sembrava, che sulle parti ferite e sensibili delle gambe versassero l’acqua bollente (ed io urlavo e piangevo dal dolore). Mi hanno picchiato con questo cordone sulla schiena, sul viso, con slancio dall’alto…

 
13 gennaio 1940
Prigione di Butyrka

Il fatto, che io non abbia resistito, dopo aver perso qualsiasi autocontrollo, trovandomi nello stato di coscienza annebbiata, è stato rinforzato da un’altra causa terribile: immediatamente dopo l’arresto (20 giugno 1939) di me si è impossessata un’idea fissa che mi ha immerso nella peggiore depressione e cioè “vuol dire che alla causa serve così”. Comincia a convincermi che al Governo è sembrato che la punizione già applicata nei miei confronti (come la chiusura del teatro, lo scioglimento del collettivo, la requisizione dell’edificio che si stava costruendo, secondo il mio progetto, della nuova sede del teatro sulla piazza Majakovskij), la punizione, dovuta ai miei peccati denunciati dalla tribuna della Prima Sessione del Soviet Supremo, sia insufficiente, e che quindi io debba sopportare un’altra punizione, quella che adesso mi stanno applicando gli organi della NKVD. “Vuol dire che alla causa serve così” continuavo a ripetermi e di conseguenza il mio “io” si è spaccato in due persone. La prima si mise a cercare i delitti della seconda e quando non li trovava, si decise di inventarli. L’inquirente risultò un aiutante esperto ed efficiente in questa ricerca, e noi iniziammo a inventarli insieme, uniti… L’inquirente continuava a ripetere in modo minaccioso: “se non scriverai (il che significa inventare!), ti picchieremo di nuovo, lasceremo intatte soltanto la testa e la mano destra, tutto il resto lo trasformeremo in un pezzo di corpo informe, dilaniato, insanguinato”. Io ho firmato tutto fino al 16 novembre 1939. Io rifiuto queste deposizioni in quanto mi sono state estorte, e scongiuro Lei, Capo del Governo, mi salvi, mi restituisca la libertà. Amo la mia patria e ad essa darò tutte le mie energie degli ultimi anni della mia vita.

 

Vsevolod Mejerchold

 

[ Traduzione di Clara Strada Janovic, “Corriere della sera“, 11 giugno 1998, ripreso dal giornale “Sovetskaja cultura,” 16 febbraio 1989 (con alcune integrazioni) ]

 

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[ Vsevolod Emil’evič Mejerchol’d – piccolo padre del moderno teatro di regia – un nuovo tipo di lavoro sull’attore che trasvola il naturalismo ottocentesco ed anche lo psicologismo di Stanislavskij – già nel 1906 rivoluziona le convenzioni teatrali – elimina il sipario – passerelle collegano palcoscenico e pubblico – ruolo attivo dell’attore che da mattatore ottocentesco diventa parte del disegno collettivo – primitivismo dei gesti – scenografie non naturalistiche – collaborazione con gli artisti contemporanei – Rodčenko – Malevič – coinvolgimento del pubblico – eliminazione della “quarta parete” – gli attori si mescolano al pubblico – teatro a 360° – importanza della scenografia dal punto di vista simbolico e non naturalistico – lavoro sull’attore come lavoro sul corpo nello spazio – improvvisazione – uso di tecniche circensi – del teatro Kabuki&Commedia dell’Arte – rielaborazione e lavoro sul testo che viene ogni volta reinventato e smembrato – uso della musica come elemento di clima – di sogno – di scansione temporale – collaborazione con il musicista Šostakovič – il teatro come teatro politico ma non in senso propagandistico – arrestato e fucilato come “nemico del popolo” – non restò di lui nemmeno tomba dove portare un fiore ]

 

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Ripellino-Il trucco e l'anima

[ clicca sull’immagine per ingrandirla ]

 
[ A. M Ripellino – Il Trucco E L’anima. I maestri della regia nel teatro russo del novecento, Einaudi, 1965, pag 409 ]

 

[Piccola Polka da Shostakovich: Jazz & Ballet Suites; Film Music
Theodore Kuchar dirige la National Symphony Orchestra of Ukraine
Audio CD (January 25, 2005)
SPARS Code: DDD
Number of Discs: 3
Label: Brilliant Classics
ASIN: B00067GL5A]

 

Adagiato

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di Friedhelm Rathjen

traduzione di Elisa Perotti

Quando mi guardai intorno, ero già seduto nello scompartimento. Ero già seduto nello scompartimento, quando scorsi il poeta. Non poetava quando posai gli occhi su di lui, ma subito scorsi in lui il poeta, poiché solo il poeta va di pari passo con il poeta. Poi rotolammo fuori dalla stazione, attraverso la vastità del pianeta e, come frecce ad una velocità folle, scoccammo attraverso il tutto.

Dimmi perché le stelle sognano. Il poeta non aveva pronunciato parola, sebbene non tenesse la bocca chiusa. Ma lo erano gli occhi. Chiusi. I capelli arruffati si arrovellavano nel suo nome. Le mani giunte in grembo. Il poeta era adagiato sul sedile.

Saviani

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di Riccardo Orioles

Anche oggi Marco ha preso il motorino, è uscito di casa e se n’è andato in cerca di notizie. Ha lavorato tutto il giorno e poi le ha mandate in internet a quelli che conosce. Fa anche un giornaletto (Catania Possibile) di cui finalmente anche i lettori hanno potuto vedere un numero (il primo solo i poliziotti incaricati di sequestrarlo in edicola) con relative inchieste. Non ci guadagna una lira e fa questo tipo di cose da una decina d’anni. Ha perso, per farle, la collaborazione all’Ansa, la possibilità di uno stipendio qualunque e persino di una paga precaria come scaricatore: anche qui, difatti, l’hanno licenziato in quanto “giornalista pacifista”. Marco non ha paura (nè della fame sicura nè dei killer eventuali) ed è contento di quel che fa.

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 13

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[18 immagini + lettere invernali per l’autunno; 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11]

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,

che tu sia muta, e lo sia di circostanza,
come se fosse questo
un riguardo nei miei confronti, un modo
preoccupato, quasi apprensivo,
di accogliermi, di farmi tuo ospite,
con un piacevole senso di privilegio,
di compimento, non so, non credo,
è quanto dovrebbe risultare
da un’analisi benevola dei fatti,
ma non posso, in tutta sincerità,
abbandonarmi a questa benevolenza,

Polyptique dell’ora esatta – Mia Mare

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di
Mia Mare

Starsene all’interno di un abbraccio
che per intero fosse solo abbraccio,
non un semplice prologo a un rituale
quanto più fantasioso più scontato,
per non dire del lato anche grottesco,
di sesso: questo era stato
il desiderio suo, il più vero
ai tempi che qualcuno la chiamava
cara, e gioia mia, mio amore.
Ma solo in sogno questo era accaduto.
E anche in sogno di rado con l’ amante,
più spesso con uno sconosciuto.

postato da: nonsonoqui alle ore 11:14


Mai dell’amore piacque cosa a Mia
quanto le volte che veniva il figlio
a stendersi con lei sul letto grande,
nei dopopranzi, dentro la penombra,
e andavano vagando coi discorsi
come in sogno, osservando nel frattempo
scorrere lungo righe sul soffitto
le ombre deboli e sfocate delle auto
e di moto e pedoni capovolti,
proiettate come in camera oscura
dalla strada, attraverso le fessure
delle imposte – feritoie affacciate
sulla lontana infanzia solitaria.

postato da: nonsonoqui alle ore 19:13

Biglietto scaduto

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di Gianni Biondillo

Romain Gary, Biglietto scaduto, trad. Federico Riccardi, 223 pag., Neri Pozza, 2008

Da qualche anno a questa parte Neri Pozza sta (ri)pubblicando i romanzi di Romain Gary, autore francese dalla vita avventurosa, morto suicida nel 1980 e colpevolmente dimenticato qui in Italia, non so se per ostracismo ideologico o per pura distrazione.
Fra questi Biglietto scaduto, romanzo squisitamente borghese, per ambientazione e per tematiche, libro del 1975, che pare quasi un Philip Roth ante litteram, in salsa francese.

Crimini e affari

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di Raffaele Cantone

Sono ormai settimane che tutti i media si occupano della crisi economica che attanaglia Stati Uniti, Europa, persino Paesi emergenti come la Cina e l’India. È stato spiegato, anche ai non addetti ai lavori, che i problemi sono cominciati con le istituzioni finanziarie; le banche americane, esposte per molti miliardi di dollari per mutui troppo facilmente erogati, sono in sofferenza ed in alcuni casi sono fallite. Siccome poi i mutui americani, cartolarizzati in derivati, erano stati venduti – in un momento di orgia speculativa che aveva fatto intravedere grossi guadagni senza considerare i relativi rischi – alle istituzioni finanziarie di tutto il mondo, il crollo delle banche statunitensi, come in una sorta di domino che è tipico della globalizzazione economica, si sta riverberando dovunque.

Voglio chiamarvi Signori perché Ragazzi mi ha stufato [scuola/4]

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Vorrei morire a questa età
Vorrei star fermo mentre il mondo va
Ho quindici anni

BAUSTELLE, Charlie fa il surf

di Chiara Valerio


Io non vi vedo e non vi sento. Certe volte quando cammino per i corridoi controllo di non avere le orecchie piene d’ovatta e i paraocchi. Non parlo delle chiacchiere intorno ai distributori di snack o dei gruppi variopinti che, al cambio dell’ora, si assiepano agli infissi delle porte. E nemmeno delle spinte nei bagni o dei calci in palestra. Io parlo della voce. E dei pugni. Forse ci state bene, forse io non capisco, forse è l’ennesimo intervallo passato in aula a discutere mentre fuori c’è il sole. La voce di chi viene considerato un numero, i pugni in tasca di chi, a ben guardare, conta solo come valore statistico anche se non lo è nemmeno per un attimo, nemmeno al censimento. Dovreste farvi sentire, assordare o spaccare tutto.
Sì l’ho detto, non guardatemi a quel modo. Ho detto proprio spaccare.

Do you remember Héctor German Oesterheld?

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Si presume che Héctor German Oesterheld sia morto trent’anni fa, nel 1978. Non si sa dove, come e neppure il giorno esatto. Si sa solo il perché. Perché era un uomo libero in una terra non libera. Con Lucia Saetta , abbiamo deciso di ricordare uno dei più grandi talenti della storia del fumetto. Il testo che abbiamo tradotto, è nel volume, Historieta. Regards sur la bande dessinée argentine pubblicato da Giusti (Vertige Graphic) e a cura dello straordinario José Munoz.
effeffe

Oesterheld, facitore d’avventure
Nato il 23 luglio 1919 a Buenos Aires in una famiglia di classe media, da padre tedesco e madre spagnola, Héctor German Oesterheld si immerse nei racconti d’avventura dalla sua più giovane età. Durante gli studi superiori di geologia, lavora come correttore per la stampa e scopre così un mondo a cui comincia a legarsi. Nel 1943 pubblica il suo primo racconto nel supplemento letterario del quotidiano La Prensa. La sua prima collaborazione importante sarà con l’Editorial Abril dove pubblica racconti per bambini e di vulgata scientifica. Nel 1951, firma le sue prime sceneggiature di fumetti per la rivista Cinemisteria. Sargento Kirk, frutto della collaborazione feconda con Hugo Pratt esce nel 1953 e conosce un grande successo.

POE.MI – il festival di scritture, media e arti visive (a Milano)

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poe.mi (Milano, 21 ottobre – 23 novembre 2008) è un festival espositivo-performativo che unisce scritture, media e arti visive e cerca di costruire alcune mappe nei territori correnti della produzione artistica e letteraria italiana. In questa prima edizione, dal titolo “Tiriamo le reti”, poe.mi intende fare il punto sul web, e soprattutto sui blog, come canale privilegiato di molta nuova poesia italiana, in alcuni casi in dialogo con realtà straniere o legate alle altre arti, e spesso con esiti ed esperienze qualitative confrontabili con le proposte dell’editoria cartacea tradizionale.

I blog, a pochi anni dalla loro diffusione, sembrano essere diventati sia un contesto vivacissimo di dibattito e contatto tra realtà poetiche, o più in generale letterarie, fino a poco tempo fa lontane e bisognose di una continua mediazione, sia il palinsesto per produzioni letterarie specifiche, che sfruttano le nuove dimensioni e le nuove modalità di fruizione che la rete offre.

poe.mi ha luogo in tre diverse sedi, ognuna dedicata ad un aspetto specifico del festival.

Ad AR.RI.VI. (Archivio Ricerca Visiva) è allestita una mostra che testimonia il lavoro di trentacinque tra i più interessanti blog e webzine italiani di poesia. Il percorso espositivo include documenti, immagini, opere visive di poeti e la possibilità di navigare on line sui siti selezionati. Viene infine presentato un piccolo saggio dell’attuale produzione di video-poesia e di video-arte incentrata sulla parola.

Alla Casa della Poesia, all’interno di due serate di presentazione con rispettivi autori e curatori, sono portate le esperienze delle web-magazine L’Ulisse e Warburghiana, che comprendono percorsi di ricerca sia nel campo letterario che in quello artistico.

Al Centro Culturale Il Punto Rosso, attraverso un ciclo di incontri con i rispettivi autori e curatori, viene presentato il lavoro di alcuni blog e siti scelti (Nazione Indiana, GAMMM, Biagio Cepollaro e Personaggi precari), che operano nell’area delle scritture di ricerca e da anni affrontano sia il problema della produzione in rete sia quello della diffusione e della costruzione di comunità e di relazioni.

LA FABBRICA ILLUMINATA [ 1964 ]

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La fabbrica illuminata [ 1964 ]

 

MUSICA
di Luigi Nono

[per nastro magnetico a quattro piste con i rumori reali del ciclo della lavorazione dell’acciaio all’Italsider di Genova-Cornigliano – registrati ed elaborati dal tecnico Marino Zuccheri presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano – mescolati a registrazioni dal vivo o elaborate delle voci del soprano e del coro impegnati nella lettura del testo – un brusio siderale di dolore e protesta – ancora attuale ed emozionante]

 

TESTO
 
di Giuliano Scabia,
e un frammento da “Due poesie a. T” di Cesare Pavese

[materiali disomogenei – letterari ed extraletterari – fluxus di parole scelte o rielaborate da testimonianze e documenti relativi alla condizione operaia nella fabbrica – nel finale per voce sola i versi tratti da Pavese («Passeranno i mattini/ passeranno le angosce/ non sarà così sempre/ ritroverai qualcosa») per un’elegia di speranza – dopo così tanti anni ancora disattesa – e che tanto raramente ormai trova voce nelle “arti”]

 

 
1. fabbrica dei morti la chiamavano


 
esposizione operaia
a ustioni
a esalazioni nocive
a gran masse di acciaio fuso

esposizione operaia
a elevatissime temperature
su otto ore solo due ne intasca l’operaio

esposizione operaia
 
a materiali proiettati
relazioni umane per accelerare i tempi

esposizione operaia
a cadute
a luci abbaglianti
a corrente ad alta tensione
quanti MINUTI-UOMO per morire?

 

 
2. non si fermano MANI di aggredire


 
ININTERROTTI che vuota le ore
al CORPO nuda afferrano
quadranti, visi: e non si fermano
guardano GUARDANO occhi fissi : occhi mani
sera giro del letto
tutte le mie notti ma aridi orgasmi
TUTTA la citta dai morti VIVI
noi continuamente PROTESTE
la folla cresce parla del MORTO
 
la cabina detta TOMBA
tagliano i tempi
fabbrica come lager
UCCISI

 

 
3. passeranno i mattini


passeranno le angosce
non sarà così sempre
ritroverai qualcosa

 

[ Luigi Nono – La Fabbrica Illuminata
da
Label: WERGO
Catalog: WER 6038
Format: Vinyl, LP
Country. Germany
Genre: Classical, Electronic
(mnsp;
Style: Contemporary, Experimental
Credits: Choir – Chor Der RAI Mailand
Conductor.: Giulio Bertola
Soprano. Carla Henius ]

Pergere in calchi

1

di Cosimo Ortesta

Il margine dei fossili

I

le acque provenienti dagli abissi si congiunsero a quelle,
dando luogo a crolli e al conseguente…
inondazioni derivarono e sedimenti
nel ripetersi della sovrapposizione. Non tutte le pietre
ma solo massi spezzati stettero alla base.

II

nell’ardesia si vedevano di frequente
forme di pesci esattamente come fra le mani
bocche si scolpiscono aperte nelle impronte schiacciate

III

è chiaro che i pesci dello stesso stagno
da un’unica massa sono stati schiacciati.
Le impronte dei pesci provengono dunque
da veri pesci.

Tennis

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di Emanuele Kraushaar

15-0

Giochi la tua partita
in coppia contro di me
il vento dice: “palla fuori”
tu pieghi le gambe e pieghi
il vestito. Vorrei mordere
il tuo inchino e la mia gelosia,
spaccare la racchetta
in mezzo al campo
spaccare anche la mia fragilità
di amante sottovetro.

I “miracoli” di Spike Lee

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di Gaetano Liguori

[oltre a essere uno dei jazzisti più bravi della scena nazionale (e non solo), Gaetano Liguori è da anni recensore cinematografico. Mi ha girato questa sua sul film Miracolo a Sant’Anna che io volentieri pubblico. G.B.]

Estate del ’44, i tedeschi e i fascisti (non dimentichiamolo) sono attestati sulla linea Gotica, un’impressionante serie di difese naturali date dall’Appennino tosco-emiliano, bunker, fortificazioni che per circa trecento chilometri tra Massa Carrara fino a Pesaro, divideva l’Italia. Lo sfondamento di questa linea era essenziale per gli Americani, che combattevano in Italia dal Settembre del ’43, e che già avevano provato la determinazione della Wehrmacht in battaglie come Montecassino o Anzio.

cronache da Pechino #5 (frammenti)

5

di Gabriella Stanchina

Il mio soggiorno in Cina sta per finire e voglio dedicare questa cronaca ad argomenti che riguardano la vita quotidiana dei cinesi. Un piccolo compendio di Pechino per frammenti.

SUPERSTIZIONI: come molti sanno, i cinesi ritengono che il numero 8 sia il numero fortunato per eccellenza: le Olimpiadi cominceranno l’8/8/2008 alle 20.08. Il 13 e il 4 portano sfortuna (l’ideogramma del numero 4 si legge come “si” che può anche significare “morte”). Non sapevo quanto queste superstizioni impregnassero la vita dei cinesi, ma qualcosa mi tormentava sempre nell’inconscio quando la mattina prendevo l’ascensore per scendere a colazione. Un giorno ho osservato con attenzione la pulsantiera: mancavano il quarto, il tredicesimo e il quattordicesimo piano. Sono scesa e ho controllato le camere: le stanze il cui numero termina per 4 o 13 semplicemente non esistono. Lo scrittore argentino Cortazar ha scritto un bel racconto su una stanza d’albergo fantasma da cui un ospite sente provenire l’insistente pianto di un neonato. Peccato, mi ha rubato l’idea.