Il 9 ottobre 2023, due giorni dopo l'attacco terroristico di Hamas, Yoav Gallant, allora ministro della Difesa israeliano, annunciò che avrebbe «imposto un assedio totale su Gaza». Aggiunse: «Niente elettricità, niente acqua, niente cibo, niente carburante. Tutto sarà tagliato. Stiamo combattendo contro animali umani e agiamo di conseguenza».
Ma nelle poesie si sente una voce, delle voci – affermazioni di umanità. Sempre più poeti palestinesi vengono tradotti, pubblicati, diffusi. Gli...
Domani, sabato 6 settembre, si tiene una giornata di mobilitazione convocata dalla Cgil in numerose piazze italiane per chiedere lo stop al massacro di civili a Gaza e nei territori occupati della Palestina
di Riccardo Capoferro Allontanando lo sguardo dal contesto in cui gli atti di Israele hanno preso forma, come pure da aspetti macroscopici dello specifico contesto di Gaza, il decontestualista ha creato a proprio uso e consumo un Israele immaginario...
di Andrea Inglese Da qualche mese, sopratutto sui social network, è più visibile e più diffusa la condanna dello sterminio dei palestinesi in atto a Gaza. Perché è stato difficile parlarne prima? Perché per alcuni è ancora difficile parlarne?
Di Hazem Harb e Stefania Zampiga garza¹ /'gardza/ s. f. [prob. dal fr. Gaze. Il francese Gaze vuolsi detto dalla città di Gaza in Palestina, dalla quale una volta quella stoffa proveniva, dove si fabbricava e da cui si esportava un tempo questo tessuto]
di Maria Teresa Rovitto Un mio amico ha dato i semi a un suo conoscente; quello a volte si avvicina al varco. Sarà lui a consegnarli a un palestinese che vive a al- Husayn e rifornisce la diaspora.
di Antonio Sparzani Tu, nelle vie della città dove, guardingo e ben armato, ti aggiri, vedi comparire, a un tiro di schioppo da te (guarda un po’ che espressione appropriata) un gruppetto di cinque persone, e tu sai con certezza, perché appartieni a qualche “servizio” e...
di Paolo Morelli Solo dopo, alla fermata dell’autobus per tornare a casa, ho capito cosa volevano o sentivano quegli occhi: non li odiavo, neanche un po’, nemmeno nei fondi recessi, e questo veniva preso con estremo sospetto.
di Samir Galal Mohamed
La comunicazione digitale è semplicemente ripugnante, inutile, narcisistica. Comporta una vergognosa o scarsa dose di autostima. Risiedono qui le cause delle polarizzazioni: nelle sproporzioni.
Dal Financial Times Dopo 19 mesi di un conflitto che ha ucciso decine di migliaia di palestinesi e ha indotto ad accusare Israele di crimini di guerra, Benjamin Netanyahu si sta preparando ancora una volta a intensificare l’offensiva di Israele a Gaza
di Andrea Inglese L’inverno dell’anno 2024-2025 sarà ricordato da alcuni di noi, come l’inverno in cui abbiamo percepito la storia presente come un incubo da cui è impossibile risvegliarsi. Ci siamo cioè ritrovati in una condizione che conoscemmo alcuni anni fa, e precisamente durante la pandemia mondiale di Covid...
«Pensare dopo Gaza significa anzitutto riconoscere il fallimento irrimediabile dell’universalismo della ragione e della democrazia, cioè il dissolversi del nucleo stesso della civiltà» scrive Bifo in apertura a Pensare dopo Gaza, in uscita il 19 febbraio per Timeo.
di Andrea Inglese Perché continuare a parlare invece di tacere? Perché usare o meno la parola "genocidio"? Perché un racconto vale mille immagini e mille cifre? Continuare a pensare quello che sta accadendo, attraverso due voci della diaspora ebraica: Anna Foa e Judith Butler
di Flavio Torba
Si scambiano dichiarazioni di guerra con gli occhi. Il viso di Pastore è un campo minato dall'acne. La vita all'aria aperta non deve fargli un granché bene. Si tormenta un bubbone, mentre sibila un flusso ininterrotto su chi ucciderà chi
di Giorgio Mascitelli In un articolo apparso sul New Yorker, nel quale prende le distanze dall’attuale movimento di occupazione delle università in solidarietà con Gaza...
di Hadi Danial, traduzione di Sana Darghmouni
Dall’ala della colomba /
scelgo la piuma del mio inchiostro /
la conficco nella vena. /
Dove si è smarrito il mio sangue? /
Ho detto: la conficco dunque in bocca. /
Dov’è la mia saliva /
il suo viscoso amaro? /
Era piena della cenere di un nuovo incendio.
di Yousef Elqedra Due scatole di fagioli, una di carne in scatola, due bottiglie di acqua, due vasetti di miele nero e due confezioni piccole di formaggio: questa è la razione che spetta a una famiglia con un numero medio di almeno sette persone. Viene portata alla famiglia da un padre sfollato che ha perso la casa, ed è felice di averla ricevuta. "Finalmente berrò un sorso di acqua dolce", dice, come se avesse raggiunto il paradiso.
di Yousef Elqedra
Mi sono fermato per guardarmi attorno e mi sono reso conto che metà della casa era ammonticchiata a pezzi sulla strada, mentre l'altra metà era appoggiata sulla moglie e sulle figlie del mio amico Ali Al-Shanna.
di Andrea Inglese Appare oggi evidente che Israele, come progetto politico nazionale, è prigioniero di una trappola. Ma questa trappola si è andata costruendo fin dall’inizio della sua storia, ed è stata rafforzata attraverso tappe successive. Una trappola costruita da Israele stesso, ma con l’ampia collaborazione delle sue forze nemiche, gli Stati arabi e i palestinesi.
di Giorgio Mascitelli In un lungo articolo apparso alcuni giorni fa su The Guardian lo storico della shoah Raz Segal ha parlato di uso della memoria dell’Olocausto come arma da parte dei dirigenti politici israeliani in occasione della nuova guerra di Gaza.
di Andrea Inglese Il 9 ottobre, in un articolo apparso sul « Corriere della Sera », Paolo Giordano, noto romanziere, scriveva riguardo all’attacco di Hamas contro Israele, realizzato due giorni prima: “È uno strano paradosso della nostra epoca: per valutare meglio un evento non conviene più aspettare troppo, conviene quasi, al contrario, affrettarsi e perfino decontestualizzarlo.”
di Antonio Sparzani
Forse tra i più titolati a celebrare un giorno della memoria sono i sopravvissuti alla barbarie nazista e i loro diretti discendenti. Per fortuna molti di loro si sono accorti che la barbarie può continuare se non ci si affretta a riconoscerla e a smascherarla. Per questo esiste il sito http://ijsn.net/ , nel quale la sigla è l'acronimo di International Jewish Anti-Zionist Network. Quella che segue è...
Il ciclo della primavera araba: nascita, morte e oblio mediatico
di Lorenzo Declich
Siamo nel 2010. Conosciamo le “masse arabe” per due motivi. Il primo: protestano quando appare qualche cosa che offende l’Islam. Il secondo: protestano quando Israele massacra i Palestinesi. I tiranni, nel primo caso, prendono i manifestanti a fucilate. Il loro ruolo, accettato e benvoluto, è tenere a bada l’anima nera dell’estremismo islamico: fanno bene a reprimere, anche...
Otto anni fa scrissi su NI questo pezzo. Riguardava la politica di "rappresaglia" scelta da Israele in Libano contro Hezbollah. Basterebbe cambiare alcuni nomi e alcune date, per rendere queste riflessioni sinistramente attuali. Hamas al posto di Hezbollah, Gaza al posto di Libano, 2014 (o 2009) al posto di 2006.Come se nulla fosse accaduto. Tempo congelato. Coazione a ripetere. Due cose solo modificherei. La prima riguarda il principio della...